Nuova Sanità Lombarda, la proposta di Ncd nell’incontro lecchese

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LECCO – “La nuova sanità lombarda. Cambiare per migliorare: la proposta NCD” è stata al centro dell’incontro promosso ieri, giovedì, dal Nuovo Centrodestra. Presso lo Ster Lecco sono intervenuti Stefano Carugo, Presidente II Commissione Affari istituzionali di Regione Lombardia, e Angelo Capelli, Vicepresidente III Commissione Sanità e politiche sociali, Regione Lombardia. Ha moderato il dibattito il consigliere regionale lecchese Mauro Piazza.

Netta separazione fra chi ha la responsabilità di garantire la programmazione dei servizi sui territori e chi li eroga, piena integrazione della sanità sociale sia a livello di organizzazione regionale sia sul territorio, messa a sistema di soluzioni per garantire la presa in carico e la continuità assistenziale delle cronicità e delle fragilità. E, ancora, applicazione del fattore famiglia per tenere in considerazione i carichi di cura e di assistenza, introduzione di forme di previdenza complementare, valorizzazione del terzo settore. Sono questi i tratti più importanti del progetto di legge “Realizzazione del sistema sanitario, socio-sanitario e sociale lombarde”.

“Abbiamo una buona legge ma che va rivista perché non è più adeguata ai tempi. E lo snodo cruciale è quello economico: i trasferimenti diminuiscono e i bisogni aumentano”, ha spiegato Capelli. Da parte sua Carugo ha evidenziato come “il paese in generale è molto vecchio, il primo tema diventa quello della cronicità che porta nuove esigenze”.

Un dato su tutti rende bene l’idea dei problemi connessi al rapporto sanità/costi: su 23 miliardi di bilancio di Regione Lombardia ben 17 vanno alla sanità.

“NCD ha voluto presentare una sua proposta di legge per difendere principi per noi inderogabili come la centralità della persona e dei suoi bisogni, mantenendo un attento rapporto con il territorio – ha sintetizzato il moderatore Piazza – Vogliamo inoltre salvaguardare presidi sanitari e ospedalieri come quello dell’azienda e dell’esperienza sociale lecchese, senza correre il rischio di aggregazioni di cui fatica a comprendere l’effettiva economicità”.