LECCO – Nuovo primato al Manzoni, in Elettrofisiologia , la struttura che si occupa della diagnosi e cura delle aritmie cardiache, quelle alterazioni del ritmo cardiaco che possono modificare il normale funzionamento del cuore.
Dopo aver eseguito, nel maggio scorso, l’impianto del primo e unico defibrillatore cardiaco compatibile con l’esame di Risonanza Magnetica in ogni parte del corpo, fino ad allora precluso ai portatori di defibrillatore impiantabile, recentemente è stato impiantato presso l’unità di Cardiologia il primo defibrillatore sottocutaneo. La procedura – spiegano gli specialisti – è indicata soltanto in particolari casi selezionati.
“Vale la pena ricordare – racconta Franco Ruffa, responsabile dell’Elettrofisiologia di Via dell’Eremo – che il defibrillatore è un dispositivo che consente la protezione da aritmie potenzialmente mortali che , alla bisogna, può funzionare da pace-maker”.
Impiantare i fili di defibrillazione sotto cute, spiega il cardiologo, “permette di ridurre eventuali rischi di tipo infettivo o traumatico correlati all’introduzione dei fili all’interno del sistema venoso e nel cuore” .
A questa novità se ne aggiunge un’altra che innova profondamente lo studio elettrofisiologico, l’esame che permette di leggere e interpretare l’attività elettrica del cuore.
“La peculiarità della nostra struttura – continua Ruffa – è avere definito una tecnica che permette, mediante l’utilizzo di sistemi di navigazione all’interno del cuore (detto mappaggio elettroanatomico), l’esecuzione dello studio elettrofisiologico e dell’ablazione (metodica che elimina i cortocircuiti elettrici da cui originano i battiti anomali del cuore), riducendo drasticamente o eliminando l’utilizzo di radiazioni. In questo modo si limitano notevolmente, per il paziente e gli operatori, eventuali rischi connessi all’esposizione alla radiazioni ionizzanti”.
Il capofila nazionale del registro dedicato a queste procedure e’ Antonio Pani , anch’egli cardiologo del Manzoni. Ad Elettrofisiologia (lo staff comprende oltre a Ruffa e a Pani, anche Camillo Gerosa e Roberta Brambilla) sono circa 500 le procedure interventistiche realizzate nel corso di un anno.