CALOLZIO – Si è spento nella notte fra mercoledì e giovedì Ermenegildo Valsecchi, Alpino e reduce calolziese che, durante il Secondo Conflitto Mondiale, visse sulla propria pelle l’esperienza dei campi di concentramento nazisti, dopo essere stato deportato nel ’43. Un uomo di spicco fra i compagni Alpini e nella comunità, una testimonianza di forza e libertà per i giovani che amava incontrare.
L’uomo, nato nel piccolo comune di Erve il 7 agosto del 1924, viveva ormai da anni a Calolzio con la moglie Dalia Guzzi, una storia d’amore, la loro, nata e sopravvissuta fra le atrocità della guerra; “mi ha accompagnato nelle cerimonie di consegna delle Costituzioni, era un personaggio importante – così il vicesindaco Massimo Tavola, che nella mattinata di venerdì ha tenuto a presenziare in veste ufficiale ai funerali -mi sono sentito in dovere di esprimere un saluto di riconoscenza per la sua grande disponibilità a parlare ai giovani, nonostante gli acciacchi, è stata una persona che ha creduto fortemente nei valori alla base della nostra Costituzione” gli stessi che gli sono costati la libertà e anni di prigionia per non aver aderito al regime fascista.
“Dal profilo umano, si distingueva per gentilezza ed eleganza, tipica di chi vive un certo galateo da riscoprire ai nostri giorni, la città è davvero onorata di averlo avuto” ha concluso il vicesindaco, che al termine della cerimonia ha voluto regalare ai nipoti un cd ricordo contenente alcune fotografie del nonno.
“Una persona di spicco, orgoglio degli Alpini, che portava con sé una grande ed importante testimonianza, amava parlare ai giovani per tramandare la sua storia”, lo ricordano così i compagni Alpini, attraverso la voce di Carlo Viganò.
“Ormai siete tutti uomini e donne, al mondo bisogna fare, fare e fare, soprattutto adesso che l’Italia si sta sfasciando, siete fortunati perché abbiamo la Repubblica e siamo liberi di parlare, quando avevo la vostra età ci comandavano, tirate su le maniche, siete voi gli italiani, i più forti, tocca a voi rimettere a posto la Nazione” questo il messaggio che Ermenegildo aveva affidato, lo scorso 26 novembre, ai 18enni mentre ricevevano la Costituzione (vedi articolo QUI) , una testimonianza di vita, una grande lezione che rimarrà impressa nella memoria dei tanti giovani che hanno avuto l’onore di sentirne i racconti.