MILANO – Il 63% dei giovani chiede nuove modalità di rappresentanza collettiva. La metà di chi esprime una domanda di struttura organizzata pensa che la forma più adatta possa arrivare da un rinnovamento degli attuali sindacati (31,7%), mentre per l’altra metà (sempre 31,7%) servirebbero nuovi sindacati, capaci di superare i limiti di quelli attuali nel rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Solo il 13% pensa che i sindacati non siano mai stati utili e non possano esserlo. Il 18,2% li considera rispondenti senza riserve. Poco più di uno su cinque (20,9%) li considera oggi utili ma con attenzione soprattutto alle vecchie generazioni e ai pensionati.
Sono solo alcuni dati del focus su “Giovani, lavoro e rappresentanza”, promosso dalla Fim Cisl Lombardia e condotto dall’Istituto Giuseppe Toniolo a febbraio 2017 su un campione nazionale di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni, presentato a Milano nel corso del X congresso del sindacato lombardo dei metalmeccanici Cisl.
“La ricerca nasce dalla nostra voglia di ascoltare le ragazze e i ragazzi per capire meglio i loro bisogni, le loro aspettative e loro paure all’interno di una società e di un mondo del lavoro in profondo mutamento, per poi tradurli in risposte e opportunità – sottolinea Enrico Civillini, segretario generale Fim Cisl Lombardia – I giovani ci consegnano un credito di fiducia che non possiamo sprecare e ci confermano che la strada intrapresa dalla Fim Cisl di rinnovamento, costruzione di risposte ai nuovi lavori, collegamento virtuoso tra scuola e lavoro, sia quella giusta”.
I giovani intervistati temono un lavoro con basse condizioni economiche. Cercano prima di tutto un lavoro che consenta di guadagnare abbastanza per non vivere alla giornata e progettare un proprio futuro (29,9%). La realizzazione nel lavoro viene spostata dopo tale obiettivo (25,3%). Il fattore di preoccupazione più importante è il protrarsi della permanenza al lavoro delle generazioni più anziane (73%). Rispetto a cosa può favorire le opportunità di lavoro, la sola intraprendenza personale è considerata sufficiente solo dalla minoranza degli intervistati (44,2%). Quasi il 70% ritiene che il governo con le politiche pubbliche e le aziende con i propri investimenti possano allargare le possibilità di occupazione. I sindacati, per la maggioranza dei giovani (51,6%) possono avere un ruolo positivo sulla possibilità che tali politiche vengano realizzate. “Oltre ai cambiamenti prodotti dall’innovazione tecnologica e dall’automazione, emerge una forte preoccupazione verso gli squilibri generazionali nel mercato del lavoro e nella spesa pubblica di un paese che invecchia. Tutto questo alimenta un’ampia domanda di rappresentanza nelle nuove generazioni” commenta Alessandro Rosina, curatore dell’indagine e docente di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica – il sindacato può cogliere questa sfida se mostra di essere non solo un utile sportello di servizi e uno strumento per proteggere chi ha un posto di lavoro, ma soprattutto agendo in modo credibile per migliorare le condizioni generali per una presenza solida e qualificata delle nuove generazioni nei processi produttivi e sociali del sistema Paese”.
QUI il report integrale dell’indagine.