LECCO – L’amministratore delegato di Silea “dà i numeri”: sostiene che il sistema di gestione dei rifiuti lecchese sarebbe virtuoso perché capace di esportare negli altri territori “61.000 tonnellate di rifiuti”, molte di più di quante ne importi dall’esterno. Ora, a parte il fatto che esportare rifiuti non è come esportare melograni perché il rifiuto esportato non scompare ma solo si sposta in un altro territorio, e tra le supposte 61.000 tonnellate (dati 2015) i rapporti della provincia sembrano indicare quasi 20.000 tonn. tra scorie e fanghi/ceneri prodotti dal nostro inceneritore che devono essere smaltite a casa altrui. Ma la cosa più assurda è che il grosso di ciò che esportiamo è il rifiuto differenziato perché a Lecco non si è mai investito in modo lungimirante su impianti in grado di sostenere una vera filiera del riuso e del riciclo, che invece produrrebbe occupazione e ricavi che potrebbero essere usati per alleggerire le tariffe ai cittadini. Differenziare sul territorio e riciclare e riutilizzare fuori dal territorio è il modo migliore per perdere risorse. Viene portato fuori provincia il 31 % della differenziata, la totalità del vetro perché non esistono impianti in grado di recuperarlo in provincia e il 72 % della frazione verde perché l’impianto di compostaggio di Annone B. non può smaltire l’intera frazione organica: solo per vetro e verde dobbiamo portare fuori (con i costi di trasporto connessi) oltre 34mila tonnellate di rifiuti differenziati perché non abbiamo costruito una filiera del riuso territoriale.
Dunque poniamo alcune domande a Silea e soprattutto ai sindaci, ovvero a coloro che siedono nel consiglio di amministrazione della società e hanno la responsabilità delle sue scelte. Esportare queste 34mila tonnellate perché non si è investito in quella che tutti sanno essere la parte più remunerativa della filiera dei rifiuti, ovvero il riciclo e il riuso, è un comportamento di cui vantarsi? L’esperienza dei territori più virtuosi ci dice che non basta fare la raccolta differenziata, ma per renderla conveniente sia dal punto di vista economico che occupazionale occorre investire in impianti di riciclo che cioè lavorano sull’ultima parte della filiera. Su un punto ci sembra vada fatta chiarezza: che ruolo giocano i sindaci e le amministrazioni locali nel dirigere le aziende pubbliche lecchesi? Esercitano una vera funzione di indirizzo? Secondo noi no.
E dunque chiediamo quanto costa trasportare questi rifiuti fuori dal territorio? Oggi, ad esempio, sono sempre di più le città che sperimentano politiche di compostaggio di comunità con tecnologie adatte ad una dimensione di quartiere o di piccolo centro, molto più efficienti e meno costosi di impianti centrali. Perché non si esplora questa strada? Forse più che polemizzare con i cittadini che manifestano, il gruppo dirigente di Silea e soprattutto i sindaci che l’hanno eletto dovrebbero fare chiarezza su questi aspetti.
Partito della Rifondazione Comunista Lecco