BARZAGO – Non poteva attendersi un’inaugurazione migliore il PD lecchese che ha aperto la tre giorni della Festa Democratica a Barzago ospitando il suo segretario nazionale, nonché ex premier, Matteo Renzi.
Tutti gli esponenti di spicco del partito provinciale lo hanno atteso venerdì sera, insieme a tantissimi iscritti e sostenitori in un affollatissimo palazzetto dello sport. L’arrivo del leader democratico è stato anticipato dall’intervento dell’onorevole e vicepresidente della Camera, Alessandro Giachetti, che ha ceduto il palco all’ex capo di Governo, accolto al suo arrivo dagli applausi dei presenti.
“E’ un bellissimo colpo d’occhio vedere tutti questi amici, amministratori e compagni di strada – ha fatto gli onori di casa il segretario provinciale Fausto Crimella, affiancato da Alessandro Alfieri, segretario del PD Lombardo – è un bel momento per il PD. Oggi il partito ha davanti a sé tantissime scommesse, la nostra politica è differente rispetto a quella di altri, non è la politica gridata, ma di contenuto e che guarda alla gente”.
Un chiaro riferimento alla Lega Nord che proprio in quel palazzetto, nelle scorse settimane, aveva accolto Matteo Salvini, e lo stesso Renzi non ha risparmiato stoccate al suo omonimo, attuale volto del Carroccio e lo ha fatto guardando al recentissimo sequestro cautelativo dei conti del partito padano.
“Noi vogliamo fare una battaglia politica nel merito alla Lega, siccome però sono tre anni che ci attaccano su presunte questioni morali, ma noi siamo trasparenti, e siccome c’è una sentenza che dice che la Lega ha truffato lo Stato, la Lega può restituire quei soldi? Perché sono soldi degli italiani”.
IL VIDEO – L’arrivo di Renzi alla Festa del PD a Barzago
Un altro tema di strettissima attualità ha servito la frecciata dell’ex premier al Movimento 5 Stelle e al sindaco di Roma, Virginia Raggi, quello dell’assegnazione delle olimpiadi per la quale la Capitale “era in pole position – ha ricordato Renzi – ci sono però partiti politici che gridano e urlano e poi si tirano indietro di fronte alle responsabilità. Se c’è un grande evento e hai paura che qualcuno rubi, devi arrestare i ladri e non le opere, perché se blocchi il sogno la stai dando vinta ai ladri, stai facendo perdere la politica”.
Infine Berlusconi, al quale Renzi ha rinfacciato il passo indietro sulla legge elettorale e sul ‘patto del Nazareno’, “dopo una telefonata con D’Alema”. Ma Renzi non si è sottratto neppure nella critica ai suoi, “basta con le divisioni” ha esortato il segretario, “siamo l’ultimo argine al populismo”.
Renzi ha lodato alla politica economica del suo Governo e dell’attuale esecutivo Gentiloni, “un passo alla volta abbiamo portato il Paese fuori dalla crisi”.
Gli 80 euro? “E’ la cosa più di sinistra che è stata mai fatta, nessun sindacato ha mai dato uno scatto salariale così importante!” ma “è ancora necessario investire nell’occupazione” scartando l’idea di un sussidio di cittadinanza, “perché il lavoro è dignità, dà valore alla propria esperienza umana e sociale. Il PD è il partito del lavoro”. E sulla scuola “abbiamo stanziato 7,8 milioni di fondi. Il risultato? – ha proseguito Renzi – un’adesione del 97% allo sciopero”, forse “abbiamo sbagliato qualcosa nella comunicazione” eppure “abbiamo dato un colpo di spugna al precariato”.
Il segretario democratico ha raccontato, così come nel suo nuovo libro “Avanti” appena pubblicato, del Referendum che ha segnato la fine del suo mandato politico, una sconfitta che “ha fatto male, una botta durissima – ha commentato – Mi sono dimesso da premier e da segretario di partito, volevo smettere del tutto, se ho continuato è perché molti si sono fatti avanti insistendo, dicendomi che non era mio diritto scegliere da solo se portavo avanti la speranza di una comunità e che sarebbero stati gli italiani a deciderlo. Mi è costato tanto dal punto di vista umano ma è stata un’esperienza bellissima. Il libro è dedicato a chi mi ha permesso di non mollare”.
Non è l’unica vicenda ad aver turbato l’animo dell’ex premier. E’ di nuovo l’attualità protagonista dell’intervento di Renzi, con il caso Consip “che mi ha toccato negli affetti – ha detto riferendosi all’inchiesta che ha coinvolto il padre Tiziano – uno scandalo che si sta rivelando per quello che è, la falsificazione di prove in danno dell’allora presidente del Consiglio. Un meccanismo dove pezzi delle istituzioni lavorano per inventare cose che non ci sono”.
“Noi riaffermiamo la fiducia nella Repubblica, nei magistrati e nei Carabinieri – ha proseguito Renzi – Noi non gridiamo, ma vogliamo la verità e il tempo sarà galantuomo, così come lo è stato per il Jobs Act, per il Pil, per l’Expo e per i diritti civili. Noi aspettiamo la verità”.
Gli applausi hanno sostenuto il discorso del segretario che alla fine del suo intervento si è fermato con gli iscritti per scattare selfie e siglare con la sua firma i libri acquistati al banchetto; poi la visita dell’ex premier ai volontari impegnati nel servizio cucina della festa barzaghese.
“Sono qui per dirvi che la politica è una cosa seria – ha concluso Renzi – che la politica è una cosa bella e che in ballo c’è il futuro dei nostri figli”.