
COMO – Si è chiusa con la richiesta di condanna all’ergastolo la requisitoria del pubblico ministero Paolo del Grosso titolare del fascicolo processuale a carico di Roberto Guzzetti, il lecchese accusato di aver ucciso, nel giugno 2016 a Sogno (Torre De Busi), la signora Maria Adeodata Losa.
La richiesta è stata formulata quest’oggi, mercoledì 24 gennaio, di fronte alla Corte d’Assise del Tribunale di Como, sede del processo, al termine dell’istruttoria dibattimentale che si è conclusa con gli ultimi quattro testi della difesa (avv. Patrizia e Marilena Guglielmana).

Tra di essi la sorella della vittima, Leonilda Losa, di 98 anni, trasferita in Aula dalla casa di riposo dove risiede da quel tragico giorno in cui è stata ritrovata, disidratata e stremata, nel letto della sua abitazione in via Piave, a Sogno, teatro del brutale omicidio della sorella Maria Adeodata. Le due anziane infatti vivevano insieme: Maria Adeodata si era trasferita a Sogno da Milano proprio per prendersi cura della sorella, allettata.

Con difficoltà l’anziana ha risposto alle domande della difesa prima e dell’accusa poi, cercando di ricostruire quel difficile giorno, giovedì 9 giugno, in cui la sorella fu uccisa. “Ricordo che avevamo appena finito di pranzare in camera mia – ha detto Leonilda – quando è suonato il campanello, Maria si è affacciata ma subito si è ritratta, sembrava spaventava, ed è scesa”. Confusi i ricordi degli attimi successivi. “Qualcuno è entrato in camera?” ha chiesto la presidente della Corte “Sì, un uomo, non era coperto in volto, l’ho guardato in faccia. Ha frugato nel comò per poi tornare da basso”. Di fronte a Roberto Guzzetti, unico imputato nel processo per l’omicidio di Maria Adeodata, la 98enne non è stata però in grado di ricordare se fosse proprio lui l’uomo entrato in camera quel pomeriggio.

Terminata l’audizione dei testimoni la difesa Guglielmana ha avanzato alcune richieste, tra cui una nuova perizia psichiatrica su Guzzetti, “al fine di valutare la sua imputabilità al momento del fatto” (l’esito della perizia psichiatrica condotta prima dell’inizio del procedimento penale aveva dichiarato l’imputato in grado di intendere e di volere al momento del fatto, ndr).La richiesta è stata rigettata da pm e parte civile, e quindi dalla Corte stessa.
Chiusa l’istruttoria dibattimentale la parola è passata al pubblico ministero per le conclusioni finali. Il magistrato non ha avuto dubbi nel confermare la sua tesi: “Il processo è servito per dimostrare che Roberto Guzzetti ha ucciso Maria Adeodata Losa”. Il pm ha contestato quindi le aggravanti della crudeltà e della minorata difesa, chiedendo per il 60enne lecchese la pena massima prevista dal codice penale.
Domani, giovedì, toccherà agli avvocati difensori esporre la propria arringa. La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio.
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