Emma e Cristina D’Avena ai microfoni di Radio Lecco Città Continental che compie 36 anni

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LECCO – Grande festa a Radio Lecco Città Continental che quest’anno spegne la bellezza di 36 candeline. L’emittente di Marco Michetti, nata nel 1982, oggi, lunedì, raggiunge un altro grande traguardo e lo farà mandando in onda sulle sue frequenze (90.900 o via web al sito www.radioleccocitta.it) 2 interviste esclusive che vi proponiamo di seguito. 

La prima, realizzata ad Emma in occasione del suo nuovo album “Essere qui” e la seconda a Cristina D’Avena che il sabato 2 giugno sarà in concerto a Desio. Cominciamo con l’intervista ad Emma.

Emma, via via che si ascoltano le canzoni del tuo nuovo album “Essere qui” sembra un po’ di assistere al racconto del viaggio di una persona, quello che ha fatto, quello che è il suo presente e forse si ascolta anche una previsione di ciò che sarà il domani.
“Sì! Assolutamente sì. Ogni volta che penso alle canzoni da mettere in un album le penso come se poi ci fosse un “file rouge” che le tiene tutte unite che dia a tutte loro un senso. E in questo disco ci sono e si parla di tante cose, di tanti sentimenti che poi fondamentalmente sono tutti indispensabili per la nostra vita”

“Essere qui” è un disco che “suona  internazionale”. Secondo te è possibile creare un prodotto di questo tipo restando stando a “casa”, cioè rimanendo in italia?
“Io l’ho fatto in italia il disco e suppongo proprio di si, bisogna solo lavorare con tanta qualità, con dei grandi musicisti, con un ottimo fonico, in italia vantiamo veramente degli studi di registrazione pazzeschi, poi per carità ci sono delle esperienze all’estero che vale la pena fare … però ciò non toglie che in italia non ci siano persone, posti e strutture dove poter fare grandissimi dischi”

Sono stati diversi gli autori che hanno argomentato sul “sesso” in tanti anni, però molti di loro ad un certo punto non hanno addirittura pubblicato la canzone motivando: “c’è il rischio” di essere “pesanti ovvero di essere troppo intellettuali” o di sconfinare nel “volgare”. Tu invece hai proprio una certa “leggerezza” che diventa simpatica.
“Sì, c’è una grande ironia, ho parlato del “sesso” molto ironica e molto simpatica e divertente ma ho voluto farlo per una volta dal punto di vista della donna, perché sì, anche le donne parlano di sesso e anche le donne insomma sono ben felici di farlo quando succede”.

Emma parliamo un po’ del Tour, la tua valigia di canzoni comincia ad essere bella carica
“Infatti la scaletta è sempre un problema, comincia a diventare un problema. Però cerco di fare delle scalette funzionali e quello che è il sound del disco nuovo. Cerco di creare una storia da raccontare anche in tour, non nascondo anche il fatto di leggere quello che scrive il pubblico i miei fan sui social, quindi devo dire che sto “accontentando” in tante cose anche molti di loro quindi sarà una scaletta bella “corposa” questo giro”.

Sei stata sempre molto attenta a quello che succede, attorno a quello che dice il pubblico, hai parlato di “social” un attimo fa e agganciandoci al brano “mi parli piano” dove Tu dici insomma – c’è questa difficoltà di comunicazione perché si parla sempre meno, ecco quanto pensi che i social ma “ la rete” in generale abbia influito su questo fenomeno per certi versi anche negativo?
“Un bel po! Queste nuove forme di comunicazione hanno influenzato tantissimo il nostro modo di rapportarci con le persone, basti pensare a Whatsapp: tu mandi un messaggio e sai in tempo reale se il tuo interlocutore lo ha visualizzato oppure no e se non risponde ti parte un “trip” che non finisce più. Prima invece non lo sapevi. Forse prima molte cose erano vissute in maniera più leggera anche senza tante paranoie”.

Poi si pensa che questo sia un fenomeno che colpisce i ragazzi in realtà ci sono anche i sessantenni che…
“Tutti ci sono dentro. Non è solo un fenomeno giovanile. Vedo un sacco di gente che adulta con il telefono in mano dalla mattina alla sera. E’ un fenomeno che ha preso un po’ tutti quanti noi, non solo i giovani”.

Allora “Essere qui” è l’album di Emma … hai scritto un po meno stavolta no, proprio di penna rispetto al passato.
“Mah in realtà no, ho scritto tantissimo solo che ho deciso magari di non metterle in questo disco, ho deciso di farle maturare ancora di più , non escludo magari di metterle nel prossimo. Però in realtà ho scritto più di quanto la gente possa immaginare  sono pronte nel cassetto!”

Era per dire; comunque alla fine , anche se ci sono stati molti autori, che hanno scritto le canzoni di questo disco … il disco è di Emma.
“Bisogna prendere le canzoni e gli autori interpretarle, renderle proprie comunque, devo dire la maggior parte di loro scrive “ad-hoc” per me quindi non è uno sconvolgimento o un lavoro durissimo, perché fortunatamente vanto la presenza di grandissimi autori che hanno veramente scritto come se usando proprio le parole che avrei utilizzato io. E’ stato molto facile entrare in queste canzoni”.

Emma prima di salutarci, ancora due cenni su due canzoni, la prima è: “sottovoce”, dici “lasciarsi senza portare rancore” ma chi è che ci riesce onestamente?
“Beh no, qualcuno ci riesce. Secondo me “sottovoce” non parla solo di una fine di un amore, ma può essere anche interpretata in vari modi, il sentimento di fondo è avere il coraggio di lasciar andare le persone … è come quando una mamma deve lasciar andare il proprio figlio al suo futuro, al lavoro fuori insomma bisogna quando si ama tanto bisogna saper anche rispettare l’altra persona e lasciarla andare quando vuole andare via”.

E poi c’è “sorrido lo stesso” questa proprio cioè, dovevi scriverla Tu anche e poi ti ha aiutato Giovanni Caccamo …
“Sì, si mi ha aiutato con le melodie, avevo questo testo che parla di me quindi insomma chi meglio di me stessa. E’ un po la somma di tutti questi anni in giro, di quello che questo lavoro mi ha dato, mi ha tolto anche a volte e del fatto che comunque, fortunatamente davanti a me ho sempre tante tante mani da stringere quindi è una canzone che sono molto legata”.

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INTERVISTA A CRISTINA D’AVENA

Cristina D’Avena e i Gem Boy ancora una volta a Desio un appuntamento che si ripete anche quest’anno sabato 2 giugno. Cristina p
“Si, sì, proprio così. Il nostro è un pubblico di ragazzi di giovani che hanno voglia di cantare di divertirsi e di continuare a sognare con le sigle dei cartoni, quindi quando facciamo i concerti con i Gem Boy è veramente un’esplosione di allegria, ci tengo a dirlo perché è questo il messaggio che io voglio portare, quindi veramente trascorrere due ore in allegria, senza pensare a nulla, proprio perché siamo cresciuti con questi cartoni, quindi abbiamo voglia di sognare con questi cartoni animati”.

Travolgente come sempre la scaletta. In quale delle tue canzoni il pubblico si ritrova di più?
“Ce ne sono tante, c’è Johnny, Mila e Shiro, c’è Occhi di Gatto, devo dire io ho una scaletta importante con tantissime sigle che hanno fatto parte veramente della nostra vita e continuano a farne parte perché continuano ad essere trasmesse, quindi ad esempio: parliamo di Siamo fatti così esplorando il corpo umano, i bambini di oggi cantano questa canzone e che viene trasmessa in questo periodo, quindi i bimbi di oggi cantano la canzone conoscono il cartone animato e chi può viene con i genitori a vederci, questo per farti capire veramente la potenza dei cartoni animati, sono tanti da Sailor Moon, Kiss me Licia. Sono tantissime”.

Parlaci anche dei Gem Boy, da dove arriva questa divertente band?
“Arriva da Bologna, loro sono nati diciamo prendendomi un po’ in giro con i cartoni animati infatti uno dei loro più grandi successi era ‘Ammazza Cristina’ e io li volevo ammazzare veramente ti dico la verità perché e quando io ho incontrato Carletto dei Gem Boy e tutti i Gem Boy in Autogrill quando li ho visti, mi puoi capire. Loro mi hanno riempito di complimenti e io li volevo ammazzare e così come tutte le cose i poli opposti si attraggono così è stato ci siamo innamorati a prima vista e abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 2007, dovevamo fare due concerti e ne abbiamo fatti duecento, questo per farti capire come sono andate le cose”.

Negli Anni ’80 quando incidevi le sigle l’avresti mai detto che poi sarebbe andata così e che ancora oggi trovi gente che canta quelle canzoni?
“Assolutamente no. Pensavo di cantare due pezzi, tre pezzi di avere una carriera importante ma sicuramente non mi sarei aspettata di arrivare fin qui. Un pubblico che mi ama come se fossi una sorella e questo è un sentimento fortissimo che nutre il pubblico, ma fondamentalmente nutro anch’io perché ci sono cresciuta con loro e siamo veramente cresciuti insieme io avevo 16 anni quando ho iniziato a cantare ero una ‘pischella’, una ragazzina e il pubblico era giovane e quindi mi seguiva poi sono nati quelli degli anni 90 poi gli anni 2000, e poi gli anni 2018 perché appunto le generazioni vanno avanti i cartoni animati non passano di moda, ma anzi tornano alla grande tutte le volte e la bellezza è proprio questa che non c’è un’età. Hai miei concerti possono venire tutti, i ragazzi i bambini e i nonni perché i cartoni non riconoscono età, non hanno tempo il bello è questo”.