Quasi tre ore di parole e suggestioni, sul filo della memoria personale e della storia di un paese (l’Italia) che emblematicamente è stato definito “non per onesti” titolando l’incontro di ieri in via Plava con il giudice consigliere della Corte di Cassazione, già magistrato del pool “Mani pulite” Piercamillo Davigo.
Serata interessante all’Officina della Musica di Lecco targata Qui Lecco Libera, con pubblico folto e attento fino a mezzanotte. Davigo è un affabulatore, in grado di mantenere viva l’attenzione sia su grandi temi sia con aneddoti personali, alternati abilmente alla trattazione delle vicende che hanno caratterizzato la vita e la politica in Italia negli ultimi decenni.
Uno spaccato del Bel Paese preoccupante e per certi versi triste quello che ha presentato il magistrato Piercamillo Davigo all’immensa platea dell’Officina della Musica di Lecco. “Non è un paese per onesti” il titolo della serata durante la quale Davigo ha spiegato come funziona il lavoro dei magistrati e della magistratura evidenziando come il problema più grosso è “il carico di lavoro si ha. La giustizia in Italia è in condizioni gravi da 40 – 50 anni e peggiora sempre più. Uno dei sintomi è la durata dei processi che durano tantissimo. Se io per un processo devo fare 4 udienze, ci metto 4 giorni, se ne ho 40 ci metterà 4 settimane e così via. In questo modo fai presto a metterci 4 anni per un solo processo. E’ una situazione insostenibile di cui non se ne parla nonostante sia questo il vero e più grosso problema della giustizia in Italia. Basti pensare che alla Corte di Cassazione ogni anno arrivano 100mila processi, in Francia ne arrivano solo mille e negli Stati Uniti 120. Ci sono troppi processi ai quali si aggiungono leggi che anziché facilitare la vita, la complicano con la tutela dei furbi e dei farabutti e non delle persone per bene. Leggi depenalizzano tante cose, ma non altre”.
Davigo entra nel concreto con un piccolo esempio: “Contraffare un biglietto della metropolitana è reato. Io ho provato a fare tre gradi di giudizio per un biglietto del metrò del costo di un euro. A un certo punto volevo dare io all’Atm l’euro per mettere fine alla farsa”. Altro punto scottante il numero troppo elevato di avvocati: “La casta di avvocati è in perenne aumento, ogni anno ce ne sono 15mila in più. E chi li mantiene? Il nostro Paese può dar da vivere a questi avvocati?”. Implicita la risposta alla domanda.
Esaustivo poi l’esempio utilizzato per descrivere il processo breve: “Il processo breve è come un treno sempre in ritardo e noi per risolvere il problema che soluzione abbiamo trovato? Che all’ora di arrivo il treno si deve fermare dov’è e far scendere la gente che con le proprie gambe raggiungere la meta”.
Davigo ha poi sottolineato come ormai: “Non sono più i partiti ed aggregare il consenso della gente, bensì l’informazione, o meglio, la disinformazione che sottende ai partiti. La politica non parla dei problemi veri del paese, ma di problemi non reali per buttare fumo negli occhi alle gente”.
Altra nota dolente la corruzione: “In Italia c’è un problema di deviazione delle classi dirigenti e non è vero che c’è problema di insicurezza. Scippi rapine e omicidi sono anche relativamente bassi rispetto al resto dell’Europa”. Davigo declina il concetto con un altro esempio: “Mettiamo lo scippatore da una parte e il caso Parmalat dall’altra dove in appello c’erano circa 40mila persone vittime del crack. Pensate un po’ uno scippatore quanto ci mette a fare 40mila vittime. E intanto il Governo continua a dire che c’è problema di sicurezza, manda esercito nelle città, ma non combatte la corruzione. Il Governo non fa una politica di sicurezza bensì un’operazione di rassicurazione che reputo una buffonata propagandistica. Detto questo non voglio dire che non bisogna combattere gli scippatori, ma non bisogna perdere di vista il vero problema che è la corruzione e che sia la sinistra che la destra hanno contribuito a far sì che proliferasse. Non per nulla siamo al 67° posto su scala mondiale tra i paesi più corrotti, e veniamo persino dopo alcuni paesi africani e orientali,mentre a livello europeo è peggio perché ci contendiamo l’ultimo posto con la Grecia”.
Poi Davigo propone una soluzione per frenare e arrestare la corruzione: “Si chiama Test di integrità e viene attuato in molti paesi. Il test è semplice, dopo le elezioni si mandano alcuni poliziotti in borghese dai politici col chiaro intento di corromperli. Se questi accettano vengono arrestati immediatamente. Ma credo che in Italia non ci sarebbe sufficiente spazio nelle carceri per attuare questo test – ha ironizzato Davigo che poi ha aggiunto – Per abbassare la tensione fra politica e magistratura basterebbe una cosa sola: che smettessero di rubare”.
Davigo non ha mancato di ricordare come: “Non c’è più censura da parte della cittadinanza, non c’è più il senso di vergogna, mentre trova spazio la rassegnazione”. E qui un altro esempio: “In un consiglio regionale un consigliere ha tentato di rubare ma non c’è riuscito. A sua difesa si è schierato l’intero Consiglio. Personalmente io non vorrei sedermi a vicino a lui, eppure la gente non si sdegna e non si indigna più per queste cose. C’è rassegnazione. Infatti in molti dicono: “E ma rubano tutti…” Io quando trovo persone che mi dicono così, rispondo: “Scusi lei ruba?”. Risposta: “No”. “Neanch’io rubo – replico – e allora siamo già in due a non farlo”. Forse servirebbe più sensibilizzazione e informazione per frenare la rassegnazione, il qualunquismo e la mancanza di vergogna aspetto quest’ultimo che manca sia alla classe dirigente pubblica che a quella privata di questo Paese”.
In questo panorama lugubre, alla domanda del pubblico: “Come vede la situazione a medio e lungo termine?”. L’ironica risposta di Davigo in stile berlusconiano: “La sapete quella del pessimista e dell’ottimista? Il pessimista direbbe non può andare peggio di così. Mentre l’ottimista direbbe, no, no, può andare peggio di così”.