Restano ancora da aprire i punti di vaccinazione per gli anziani sul territorio
Mancanza di dosi e personale da impiegare tra i problemi principali
LECCO – Il piano originale prevedeva l’inizio della campagna vaccinale negli ospedali di Lecco e Merate e poi essere estesa ad altri punti vaccinali sul territorio che sarebbero dovuto essere allestiti, in modo graduale, a partire dal 24 febbraio in poi, si parlava di circa sette strutture su tutta la provincia per incrementare le vaccinazioni agli anziani over 80 ed effettuarle in luoghi più vicini alle loro residenze.
Eppure, al momento è stato allestito solo un punto vaccinale in Valsassina, ad Introbio, per una sessantina di vaccinazioni al giorno. “I punti di vaccinazione sono in fase di definizione” fanno sapere da ATS ma questa fase sembra durare ormai da troppi giorni tanto che da preoccupare gli stessi sindaci.
Dopo la lettera di Giuseppe Conti di Garlate al prefetto, che lamentava mancanza di informazioni ai Comuni (leggi qui) e quella di Stefano Motta di Calco a Letizia Moratti, pronto a pagare con risorse comunali il personale per effettuare le vaccinazioni (vedi qui), ora il sindaco Flavio Polano di Malgrate, che guida il consiglio di rappresentanza dei primi cittadini in Ats Brianza, ha chiesto un incontro con i vertici della struttura sanitaria:
“L’incontro è stato convocato per giovedì – ci spiega Polano – siamo in netto ritardo e vorremmo capire le motivazioni. Siamo a conoscenza che esisteva un problema legato al personale, che dovrebbe essere stato risolto, ma anche di vaccini che ora potrebbero essere stati dirottati verso le zone più colpite nella bergamasca e nel bresciano”.
Le strutture non mancano
Il problema non riguarderebbe le “location”, anche troppe sarebbero le strutture messe a disposizione dai singoli comuni sulle quali è stata effettuata una scelta dopo diversi sopralluoghi, prediligendo quelle con caratteristiche logistiche migliori, in termini di spazio, accessibilità e parcheggio.
Tra queste sarebbe confermata la sede della Polisportiva di Mandello, “avremmo voluto iniziare già questo lunedì” ci spiegava nei giorni scorsi il sindaco Riccardo Fasoli. Sul lago un alta sede potrebbe essere definita a Perledo, mentre nell’hinterland del capoluogo sarebbe disponibile il centro Fatebenefratelli di Valmadrera, a servire il bacino di anziani da Oliveto a Civate.
“Abbiamo rinnovato questa disponibilità – fa sapere il sindaco Antonio Rusconi – c’è sicuramente l’urgenza di partire, anche a fronte di contagi in risalita. Sarebbe importante, oltre agli anziani, dare priorità di vaccinazione al personale delle scuole, in modo che il mondo dell’istruzione possa proseguire con minori problematiche, legate ai contagi e alla quarantena di intere classi di studenti”.
In Brianza invece “stiamo valutando con Asst e Ats le possibili ipotesi – spiega Alessandra Hoffman, sindaco di Monticello e nel consiglio di rappresentanza dei sindaci in ATS – per il Casatese si parla della fiera di Rogoredo a Casatenovo ma si sta valutando anche la possibilità della casa di riposo di Monticello, in modo di poter contare sulla disponibilità del personale. Chiaramente avverrebbe in tutta sicurezza per gli ospiti della Rsa con accessi separati e senza alcuna commistione, potendo contare anche sull’area polivalente sotto. Per il Meratese si era pensato della Fiera di Osnago, location che sconterebbe il fatto però di poter essere troppo calda in estate per via del rivestimento in lamiera ma si era anche pensato dell’area polifunzionale di Imbersago”.
“Una cosa appare chiara – aggiunge Hoffman – per questa vaccinazione non possiamo clonare l’esperimento della vaccinazione influenzale perché questa tipologia di vaccini non ci permette di essere così autonomi anche per via dei quantitativi. Finché la fornitura non avverrà in maniera seria, sarà impossibile partire in maniera intensiva. Per ora si va avanti con i due ospedali e con il centro di Introbio, perché era impensabile far spostare gli anziani dalla Valsassina. L’obiettivo di cui discuteremo anche giovedì è la creazione di alcuni punti negli ambiti territoriali”.
La questione del personale
Il problema principale sembra appunto riguardare le dosi di vaccino a disposizione localmente, troppo poche al momento per consentire l’apertura di più centri vaccinali (anche se dati locali sulle disponibilità di vaccini finora non ne sono stati diffusi) mentre sta richiedendo un grande sforzo organizzativo anche la gestione del personale sanitario da adibire ai presidi.
Tra i medici di base sarebbe alta l’adesione a partecipare alla campagna, si parla dell’80% dei medici di famiglia operanti nel lecchese, in numeri 170 circa. “Questa è una fortuna del nostro territorio – ci spiegava nei giorni scorsi il dott. Marco Magri di Cosma, cooperativa che riunisce i medici di base del lecchese – la parte più complicata dell’organizzazione è quella di far combaciare le disponibilità di giorni e orari dei singoli medici per definire i turni presso i punti vaccinali”.
Più di difficile reperibilità il personale infermieristico, per la preparazione del vaccino: “Stiamo effettuando dei training per preparare il personale a questo ruolo – aggiunge il dott. Magri – l’iniezione di per sé, eseguita dal medico, richiede pochi secondi, mentre la preparazione della dose da iniettare richiede una procedura manuale da espletare che deve essere eseguita a dovere”.
I punti vaccinali richiedono anche personale amministrativo per la registrazione della pratica e per fissare il secondo appuntamento per il richiamo vaccinale. “E’ inevitabile – conclude il dott. Magri – che più allargheremo la campagna vaccinale sul territorio e più saranno necessari operatori”.