Violenza a Rancio: la rabbia e il dibattito tra i nostri lettori

Tempo di lettura: 3 minuti

LECCO – Capita spesso che fatti di cronaca aprano un vivo dibattito nell’opinione pubblica, discussioni accese da toni aspri e impetuosi, soprattutto quando l’accaduto in questione rivela l’impotenza del cittadino di fronte alla violenza che lo circonda.

Così la pagina Facebook di LeccoNotizie si è riempita di commenti infuocati contro Hailu Mamo Habtamula, l’eritreo 23enne arrestato nei giorni scorsi per lo stupro di una studentessa lecchese, sua coetanea, vittima di uno spietato corteggiamento, terminato con il pestaggio e la violenza carnale, in un vicolo della frazione di Rancio.

In molti hanno invocato pene severe o la gogna (“Carcere a vita altro che pena sospesa !”, “Metterlo in pubblica piazza, dentro una gabbia come un animale”), altri invece soluzioni più originali (“proporrei da usarlo come semaforo in qualche incrocio appeso x le palle”).

La reazione è forte, poiché fatti come questo lasciano allibiti e diventano insopportabili quando l’ingiustizia è compiuta da un cittadino straniero, l’ “ospite” che si trasforma in mostro, in barba all’accoglienza ricevuta e alle opportunità concesse lui dal Paese che gli ha offerto asilo; un pensiero comune che si riflette nei giudizi dei nostri lettori:

“Fuori dal nostro paese chi delinque che stupra le nostre donne fuoriiiiiii non se ne può più di delinquenti ne abbiamo piena già casa nostra, metterlo in piazza che ci pensa la gente!”; “Via al suo paese e nel suo carcere.. altro che mantenerlo qui nella bambagia!! Poi tra un mese esce e ne combina un’altra!!??”

“Cosa prevede la legge nel loro paese? Ecco applicarla in casa nostra…Basta buonismi con queste Bestie”; Questa merda di animale deve essere rispedito nella giungla…”; “Diamogli un taglio a tutte queste persone: non se ne può più”.

“Oppure, per chi pensa “Poverini” , ospitateveli in casa vostra. Dai, ora brava gente, fatevi avanti…ospitateli e manteneteveli voi…”

Critiche, quelle dei lettori, che rispecchiano la stanchezza di una cittadinanza che ogni giorno è costretta a rapportarsi con notizie analoghe a quella in questione, ma che rischiano di creare ingiuste generalizzazioni verso una popolazione migrante perfettamente integrata nella nostra società. Il problema non è tanto nella presenza di stranieri irrispettosi delle nostre leggi, o peggio macchiati dei reati più atroci, quanto nell’incertezza che queste persone vengano effettivamente punite:

“Non importa la razza, chi tocca un bambino, una donna o un anziano….se ne deve pentire”.

“Direi di abbandonare ogni demagogia di tipo razzista e ti mandare i colpevoli, di qualsiasi razza siano, in prigione, con la certezza della pena. Uno stupratore nero non è peggio di uno italiano. Il problema è quando rimangono in circolazione o ci tornano subito.”

“Italiani o stranieri, per quanto mi riguarda, se delinquenti o stupratori vanno puniti…Ma basta con questa storia di essere o non essere razzisti…Bianco o nero o rosso o blu, se se se se, alla gogna in libera piazza…”; “E se avesse stuprato una commessa eritrea il reato sarebbe stato meno odioso? I reati non sono relativisti. I reati sono reati punto”.

“Siccome ho letto alcuni commenti e come sempre in maniera un po’ superficiale qualcuno diceva di farli tornare a casa, mi sono chiesta: chi bisogna fare tornare a casa? I violentatori, assassini extracomunitari o gli extracomunitari tout court perche’ come tali delinquono o delinqueranno sicuramente?”

“Non facciamo di tutta l’ erba un fascio! chi commette un reato, qualunque esso sia, merita di scontare una pena che sia severa e commisurata a ciò che ha commesso!!! Dovremmo cominciare seriamente ad interrogarci sulle radici profonde di questo razzismo dilagante!”

A ben guardare, è solo un profondo bisogno di giustizia e di sicurezza quello che emerge, oggi come ieri, visto che da anni il sistema Italia sembra fare acqua (carceri ultra-affollate, tempi lunghissimi per i processi, sconti di pena di facile accesso, etc.) e non certo per colpa di magistrati e forze dell’ordine, che utilizzano solo gli strumenti messi loro a disposizione.

La “palla” è da tempo ai piedi delle istituzioni, nella speranza che queste, prima o poi, si decidano ad offrire quel senso di certezza tanto ricercato dai propri cittadini. Ciò potrebbe bastare a porre fine ad una spirale di paure ed odio che alimenta  da tempo la xenofobia nel nostro Paese.