D’Onofrio, pm antimafia a Lecco: “Sconfiggere il silenzio”

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LECCO – Che la mafia non sia un fenomeno sconosciuto al nord d’Italia è cosa oramai innegabile e confermata di nuovo da recenti provvedimenti giudiziari che hanno riguardato anche la provincia di Lecco, ma sentirselo ribadire da Vincenzo D’Onofrio, pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia e impegnato presso il tribunale di Napoli, ha un effetto tutt’altro che scontato.

Il magistrato partenopeo è stato ospite di una conferenza stampa, organizzata dall’Amministrazione comunale di Lecco a Palazzo Paure, sul tema dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle Pubbliche Amministrazioni, accolto dall’assessore comunale Armando Volonté e dal comandante della Polizia Locale di Lecco, Franco Morizio.

Il Comune di Lecco ha infatti intrapreso da tempo un percorso preventivo e di lotta al fenomeno mafioso, che ha incontrato come tappa anche il Patto per la sicurezza stipulato lo scorso anno insieme ad altri Comuni del lecchese, che prevede uno scambio costante di informazioni con la Prefettura relative, tra le altre cose, alle autorizzazioni e permessi di costruzione o di movimentazione terra; sulla stessa scia di quanto fatto in campo istituzionale, sono state promosse iniziative di carattere sociale e culturale tra cui il progetto “Un campo per la Legalità” ed in ultimo lo “Scaffale della Legalità”, inaugurato proprio venerdì alla presenza di D’Onofrio.

Tra i punti trattati nell’intervento del pubblico ministero, il rapporto legato il mondo imprenditoriale a quello mafioso e quindi gli interessi che talvolta spingono gli stessi impresari del nord a chiedere la collaborazione con la criminalità organizzata: “Scendere a patti con la mafia vuol dire assicurarsi contro la concorrenza, abbattere i costi, evitare ritardi nelle consegne e nei pagamenti, levarsi di torno scocciature dai sindacati – ha spiegato D’Onofrio – è un discorso puramente imprenditoriale, che volta le spalle all’etica sociale nel segno del profitto”.

Tali alleanze, però, si sono dimostrate devastanti non solo per la concorrenza di tali aziende, ma anche per la comunità: “In provincia di Napoli si è riscontrato un incremento di bambini nati con la sindrome di Down ed analisi hanno evidenziato come questi bambini siano risultati contaminati dal mercurio. Questa è una delle conseguenze del traffico dei rifiuti speciali, provenienti anche dal nord, smaltiti attraverso aziende gestite dai casalesi”.

Per contrastare tale dinamiche, secondo il magistrato non occorrono poteri straordinari, poiché “danno solo l’idea che si voglia combattere la mafia; è necessario invece sconfiggere quel silenzio che cela l’attività delle organizzazioni criminali e che permette loro di proliferare; la parola è l’arma che temono di più e che può sconfiggerle. E’ necessario poi responsabilizzare gli operatori commerciali, premiando gli onesti, ed attuare tutti quegli interventi di cui dispongono gli enti locali, come la revoca delle autorizzazioni commerciali e controlli per capire se un’attività possa nascondere collusioni con la mafia”.

Giusto in queste settimane, a Lecco è emerso il caso che ha coinvolto il sindaco Virginio Brivio, raggiunto dalle presunte minacce ricevute dai gestori della pizzeria “The Village”,dopo che a questi ultimi il Comune aveva revocato l’autorizzazione per possibili infiltrazioni mafiose.

I sindaci non sono costretti a farsi sceriffi – ha commentato D’Onofrio – è l’intervento della magistratura che deve chiudere il cerchio sulle organizzazioni criminali. Ma è obbligo per gli amministratori locali di segnalare i loro sospetti agli organi preposti e vigilare preventivamente per poter arginare il fenomeno”.