LECCO – Si preparano alla battaglia legale, con una class action tutta al femminile, le donne finite a loro insaputa nel Catalogo delle Single di Lecco: già una trentina di loro sarebbero pronte ad un’azione collettiva guidata dall’avvocato Marisa Marraffino che martedì le ha incontrate nella sede della Provincia.
Lei è un legale esperto di reati informatici, diffamazione a mezzo Facebook, cyberbullismo, da oltre dieci anni si è specializzata su queste tematiche ed è membro del Comitato di Controllo della Pubblicità che valuta l’offensività degli spot promozionali.
“Ho parlato con loro, sono pronte a presentare denuncia querela per diffamazione e trattamento illecito dei dati. Le depositeremo a fine mese dopodiché, se si arriverà al processo, ci costituiremo parte civile” spiega l’avvocato. Alla class action dovrebbero partecipare anche l’Ufficio per le Pari Opportunità della Provincia, rappresentato dalla consigliera Adriana Ventura, e il Fondo Zanetti, creato dall’ex parlamentare lecchese Lucia Codurelli.
“Mi ha fatto piacere vedere così tante donne all’incontro – ha proseguito il legale – a volte più tempo passa e più persone rinunciano a procedere, invece trenta di loro vogliono andare avanti, significa che a Lecco esiste un grande senso civico, le ho viste tutte molto convinte”.
Insieme si batteranno, nel caso si giunga al procedimento penale, per ottenere ragione sull’unico accusato, Antonio Nicola Marongelli, 49enne responsabile della pubblicazione del tanto discusso catalogo.
“Dal punto di vista civilistico non ci sono dubbi, sarà interessante vedere gli esiti della causa penale. Essere single non vuol dire essere disponibili, e diventa una mercificazione della donna se messa in un catalogo”.
“Questa vicenda – ha aggiunto Marraffino – ci ha dato occasione anche per avanzare un esposto al Garante dei dati personali e riflettere sulle impostazioni della privacy di Facebook. Oggi le impostazioni del social prevedono di default che i nostri dati siano pubblici, in America così come in Europa dove invece ci sono principi differenti; queste informazioni dovrebbero essere visibili solo agli amici e che spetti all’utente deciderne la diffusione anche ad estranei. Abbiamo intenzione di lanciare una petizione on line su questo. I social dovrebbero adeguarsi al Paese dove si trovano gli utenti e non il server”.