LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Da giorni circola un emendamento al ddl stabilità 2015, che il Governo dovrebbe presentare al Senato, che prevede di collocare in soprannumero circa il 50% del personale di ruolo delle Province e circa il 30% di quello delle Città Metropolitane, esistente alla data del 8 aprile 2014.
Con questo emendamento la metà dei dipendenti della Provincia saranno costretti a muoversi in poco tempo su un crinale che delimita due versanti: da un lato potranno percorrere un declivio che, seppur scosceso, li conduce alla conclusione della loro attività lavorativa, ma dall’altro li conduce
su un abisso.

Quanti prenderanno la prima via e quanti la seconda al momento non è dato saperlo, lo dirà il tempo. L’emendamento prevede che i dipendenti provinciali che non saranno addetti alle funzioni fondamentali siano spostati non necessariamente verso gli enti destinatari delle funzioni sottratte alle Province, con buona pace di professionalità e competenze, ma dichiarate direttamente in esubero, con le conseguenze che questo comporta.
Infatti, solo in parte saranno assorbiti in altri enti o in amministrazioni periferiche dello Stato. Si, solo in parte, perché gli enti e le amministrazioni destinatarie dovranno osservare dei limiti nell’assorbimento del personale provinciale in esubero e, dunque, alla fine del processo coloro che non saranno ricollocati e coloro che non avranno i requisiti pre Fornero per il pensionamento entro il 2018, precipiteranno lungo la seconda via, dovendo subire la riduzione dello stipendio per l modifica del contratto di lavoro da tempo pieno a part time, mentre gli ultimi tra i disgraziati saranno licenziati.
In queste ultime settimane si è intensificata la pubblicazione di notizie che indicano in alcune decine di migliaia le persone interessate. I dati, per quanto approssimativi, non sono lontani dalla verità, soprattutto alla luce dell’emendamento descritto: circa 25.000 dipendenti delle province, più i circa 2.000 precari.
Che cosa vuol dire questo per la Provincia di Lecco?
I numeri dicono che i dipendenti soprannumerari potrebbero essere circa centoventi; venticinque-trenta persone potrebbero raggiungere i requisiti per il prepensionamento entro il 2018 e, quindi, i dipendenti da collocare saranno ottantacinque-novanta. Quanti saranno ricollocati presso altri enti, o in Provincia con contratto a tempo parziale? Quanti saranno messi in disponibilità per essere licenziati dopo due anni? Intanto, non solo per dovere di solidarietà ma anche per ragioni aritmetiche, dobbiamo ricordare gli otto lavoratori e lavoratrici a tempo determinato (che in alcuni vcasi dura da sette anni) e dobbiamo aggiungere a chi, purtroppo, entrerà nella risposta all’ultima domanda, da subito le cinque colleghe e i tre colleghi e ai quali quest’anno Babbo Natale non farà il regalo di almeno un altro anno di proroga del contratto.
Per evitare di dovere gestire i drammi quando questi saranno conclamati sarebbe più saggio prevenirli, ad esempio evitando di impedire le mobilità già da ora possibile e iniziando subito una ricognizione sul territorio dei posti vacanti (Tribunale, Inps, Inail, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Comuni, Comunità Montane e, naturalmente la Regione), per iniziare a delineare un possibile quadro locale della mobilità dei dipendenti in esubero della Provincia.
Marco Paleari
Segretario Generale F.P. CGIL Lecco

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