Sallusti a Lecco si scatena tra politica, inchieste e papa

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LECCO – Dopo il rinvio di settimana scorsa a causa delle nevicate che hanno interessato anche Lecco, si è svolto presso la Sala conferenze di Palazzo Falk l’incontro, organizzato dal commissario provinciale del Pdl ed ex ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla, con il giornalista e direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, che ha affrontato diversi temi legati all’attualità politica e non solo.

“Le prossime elezioni rappresentano un momento fondamentale per la storia del nostro paese – ha esordito il direttore de “Il Giornale” – perché se dovessero vincere l’antipolitica alla Grillo o l’europeismo di Monti, con l’Europa interessata a impossessarsi dell’Italia, Berlusconi e tutti noi verremmo spazzati via”. “Toglierci di mezzo – ha proseguito Sallusti – equivarrebbe a mettere l’Italia su un binario non liberale, lontano da quella promessa di 18 anni fa, mantenuta solo in parte ma mai tradita: non sono state abolite tutte le tasse, ma non sono nemmeno state aumentate”.

Duro il giudizio sull’ex premier Mario Monti: “ha fallito perché è antipatico e presuntuoso, ci ha sempre considerati come dei cretini o dei cialtroni; aveva un programma ambiguo e confuso e non s’è capito bene cosa volesse fare: prima si è presentato come la novità politica e poi si è alleato con Casini e Fini”. Secondo il direttore del quotidiano di casa Berlusconi, “il vero problema di questo paese è che non esiste un’alternativa credibile al berlusconismo: la sinistra s’è dimostrata incapace di prendere il nostro posto quando Berlusconi ha fatto il passo indietro, ha avuto bisogno di un anno per organizzarsi e Napolitano, il cui obiettivo è di finire il settennato consegnando il paese alla sinistra e all’Europa, ha chiamato Monti prima come tecnico e poi come stampella per lo stesso Bersani, che non ce la farà mai a vincere da solo”.

L’analisi politica di Sallusti è proseguita toccando anche Beppe Grillo: “Grillo è bravissimo, è il più furbo di tutti, perché riempie le piazze senza nemmeno candidarsi”. “Tuttavia – ha aggiunto Sallusti – ha un potere magnetico sui giovani, che è un rischio pazzesco per i nostri ragazzi, che lo vedono come un messia che ha sempre ragione perché non ammette contraddittorio. Dal punto di vista politico, Grillo è pericoloso perché sfalsa i risultati altrui: i suoi voti e i suoi eletti, provenienti da centri sociali, no-tav ed ecologisti spinti, non saranno mai disponibili alla mediazione politica”. “Chiunque vincerà queste elezioni – ha concluso Sallusti – dovrà come prima cosa restituire le leve del comando alla politica: veniamo da un anno di sospensione della democrazia e c’è in atto il rischio concreto di togliere la sovranità nazionale al paese”.

Dopo aver definito lo scandalo Monte dei Paschi di Siena “un affare complicato, di cui la gente capisce poco, ma che ha messo a nudo i problemi della sinistra finanziaria e politica”, Sallusti si è soffermato sul tema di una possibile grande coalizione tra i principali partiti italiani: “in Italia è una cosa impossibile perché non è mai finita la guerra civile”. Secondo il direttore de “Il Giornale”, “una grande coalizione sarebbe stata possibile solo con la vittoria di Renzi alle primarie: solo così la sinistra si sarebbe spogliata del velo comunista che ancora la guida”. “Con Renzi – ha proseguito Sallusti – Berlusconi sarebbe stato molto attento a un’eventuale pacificazione e avrebbe anche meditato di fare un passo indietro, ma i comunisti di sinistra hanno deciso diversamente”. Rispetto all’ondata di inchieste e di arresti avvenuti negli ultimi mesi, Sallusti ha affermato di non credere che l’Italia sia di fronte a una nuova Tangentopoli: “oggi non c’è un sistema politico che dipende dalla corruzione, siamo di fronte solo a casi isolati”. “Tuttavia – ha precisato il giornalista – il male è insito nell’uomo e, per quanto sia giusto combatterla, un tasso di corruzione nella politica e nelle istituzioni è da considerarsi come un fatto fisiologico”.

Poi, parlando di libertà di informazione, è arrivata la stoccata ai magistrati a suo dire politicizzati: “finché non ci sarà una pacificazione sociale e civile – ha detto il direttore – non sarà possibile prevenire ed evitare un altro caso-Sallusti”. “Mi hanno condannato in secondo grado a 14 mesi di reclusione – ha ricordato ancora Sallusti – perché un giudice con un certo passato politico alle spalle mi ha definito “delinquente abituale” solo per aver avuto sette querele, mentre altri giornalisti come Travaglio o Ezio Mauro ne hanno molte di più: questo è agire in malafede”.

Infine, non è mancato un parere sulle recenti intenzioni manifestate da papa Benedetto XVI di voler abbandonare il pontificato prima del tempo: “non mi permetto di giudicare il papa, ma la sua decisione mi ha turbato, lasciandomi una sensazione spiacevole: è come se fosse venuta meno la sacralità di una tradizione immutabile. Nella vita invece serve avere dei capi di sacralità a cui aggrapparsi, se no dove finiremo?”. Quanto al possibile successore di Ratzinger, Sallusti se l’è cavata con una battuta: “tendo a fidarmi dello Spirito Santo, ma se magari questa volta si spingesse su un italiano che sta a Milano, alla destra del Duomo, non mi dispiacerebbe affatto”.