Silvia vince la sfida in casa ‘Scintilla’, sua la 100 Km del Passatore

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OLGINATE – “Una gara emozionante, arrivare alla fine è stata una soddisfazione immensa”. Nella voce di Silvia Gilardi c’è ancora la felicità per aver compiuto qualcosa di grande: “Il Passatore è una corsa storica: già pensare di partecipare andava al di là di ogni aspettativa, poi riuscire a concluderla…”

Gambe, mente e cuore… ecco cosa ha messo sull’asfalto lungo quei mitici 100 chilometri da percorrere di notte, che portato da Firenze a Faenza passando per l’Appennino. Ha costruito la sua gara metro dopo metro, una falcata dopo l’altra, scacciando il pensiero della fatica: “E’ una gara che ti lascia il segno. Per riuscire a correre 100 chilometri servono le gambe ma soprattutto la testa perché se smette quella allora non funziona più nulla, non ti muovi di un centimetro”.

Luigi Besana, Chiara Sacchi, Silvia Gilardi e il papà Sergio “Scintilla” Gilardi

 

E se qualcuno pensa che sia tutta pianura si sbaglia di grosso, in mezzo c’è l’Appennino: “I primi 50 chilometri sono principalmente in salita, fino a raggiungere i 913 metri del ‘Passo della Colla’, il punto più alto della gara. Poi dovrebbe essere tutta discesa, almeno a guardare la cartina, invece ti ritrovi a percorrere dei falsi piani che ti fanno ‘urlare’ i muscoli. E’ sicuramente un percorso molto impegnativo”

Silvia ha 27 anni, nata e cresciuta a Olginate, da un anno si è trasferita a Valgreghentino. L’idea di correre una gara tanto dura è nata da una sfida in famiglia: “Corro per il Gefo K-Team di Olginate e, in passato, alcuni membri del gruppo si sono cimentati in questa corsa storica. Tra loro c’era anche mio padre, Scintilla (Sergio Gilardi, presidente della Pro Loco, ndr), che però non era riuscito ad arrivare al traguardo. A distanza di un po’ di anni ci ho provato io ed è andata bene”.

Silvia ha chiuso con un tempo di tutto rispetto, 11h45’53”, 46^ tra le donne, 4^ della sua categoria: “Era la mia prima gara su questa distanza, al massimo avevo corso i 42 chilometri della Monza – Resegone. In allenamento ero arrivata anche a 60 chilometri ma dopo era una incognita. Ho iniziato a pensarci a gennaio, mi sono iscritta a febbraio, ho avuto tre mesi abbondanti per prepararmi”.

Difficile conciliare allenamenti e lavoro (Silvia si divide tra i negozi sportivi “Affari&Sport” di Lecco e “2410” di Ballabio): “Per conciliare tutto mi alzavo all’alba e facevo lunghi di 25, 30, 40 chilometri e poi andavo al lavoro. Nel giorno di riposo, invece, avevo la possibilità di fare allenamenti più impegnativi. Ho fatto un po’ di sacrifici ma ne è valsa la pena”.

L’entusiasmo, anche a distanza di qualche giorno, si legge ancora nella sua voce: “E’ stata un’esperienza fantastica – ripete -. Ho ancora negli occhi quegli ultimi 500 metri: le gambe giravano e avevo la forza di parlare con gli amici che mi hanno accompagnato… che emozione!”

Accanto a lei due angeli custodi che l’hanno seguita in bici, un passo dopo l’altro: “Luca Besana, presidente del Gefo K-Team, e Chiara Sacchi, un’amica di infanzia. Sono stati fantastici soprattutto quando, puntuale, è arrivata la crisi: dal 75° all’85° chilometro, gambe dure, il buio e il paese di Brisighella che non arrivava mai. Fortunatamente la testa e i miei compagni di viaggio mi hanno aiutata a superare i miei limiti”.

Resta la gioia per aver conquistato un risultato inaspettato: “Sapevo di poterla finire, però non sapevo in che condizioni e in quanto tempo sarei arrivata al traguardo. Alla fine è andata benissimo”.

E ora guarda già avanti: “Corro sia su strada che in montagna, purché il percorso non presenti discese troppo lunghe e impegnative perché non le digerisco. Di sicuro sarò al via della prossima Monza – Resegone”.