“Metastasi”, la dichiarazione di Crotta: “Non sono un corrotto”

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Tribunale di Lecco (3)LECCO – Ha deciso di non prestare testimonianza, rilasciando in alternativa delle spontanee dichiarazioni, con le quali ha professato la propria estraneità ai fatti che gli sono stati contestati e quindi la propria innocenza.

Claudio Crotta, imprenditore 51enne originario di Pescate, imputato per corruzione e riciclaggio di denaro, si è recato così per primo al banco dei testimoni, in mano il discorso scritto da pronunciare davanti alla corte, contenente una breve relazione scritta di proprio pugno, sulle vicende che lo hanno interessato e portato a processo.

Non senza emozione, il pescatese ha così rievocato “l’impiccio” col Comune di Lecco dovuto ad una strada, “di nessuna pubblica utilità”, che passava proprio sopra il terreno del padre, prescelto per edificare un piccolo immobile dove l’uomo avrebbe voluto trasferirsi con la sua famiglia (moglie due figli). “Non potendo edificare mi sono rivolto ad un tecnico comunale, che mi consigliò di presentare le richieste per lo stralcio della strada dal Pgt che era in sede di discussione. Ne presentai tre tra il 2008 e il 2009 ma nulla”.

Quindi l’entrata in scena di Bongarzone Claudio, amico di Crotta: “Mi disse che aveva parlato con un amico consigliere comunale a Lecco che avrebbe potuto aiutarmi. Io mi arrabbiai inizialmente, perché non mi stava bene che parlasse dei fatti miei agli estranei, ma oramai ne aveva parlato e tanto valeva capire cosa poteva fare. Incontrai questo Palermo nel maggio 2011, non mi piacque neanche un po’. Tutto socievole, il tipo da ‘diamoci subito del tu’, insomma non mi aveva convinto. Comunque mi disse di portargli i vari documenti che ci avrebbe pensato lui e la strada sarebbe stata sicuramente stralciata”.

Così di fatto è stato, come ricordato da Crotta, senza alcun favore in cambio, di alcun tipo: “Non ho mai pagato né Bongarzone né Palermo per far stralciare la strada, Bongarzone stesso mi aveva detto che l’interessamento di Palermo era dovuto ad amicizia non a interesse personale”.

Ma l’ombra “Metastasi” si è abbattuta su Crotta nel peggiore dei modi, come ha voluto condividere l’uomo con la corte e tutti i presenti: “Sono stato svegliato all’alba dai finanzieri, che con me hanno svegliato mia moglie e i miei figli di 9 e 14 anni, ancora traumatizzati dal ricordo. Dopo casa mia sono stati a casa di mia madre 73enne. Poi mi hanno portato a Milano e messo nel carcere di Opera, dove sono rimasto per quattro lunghi mesi, recluso con delinquenti comuni, spacciatori, gente con alle spalle tre o quattro omicidi. Un’esperienza traumatica che non auguro a nessuno. In quattro mesi ho perso 14 kg, non uscivo dalla cella non parlavo con nessuno, ho pensato più volte di farla finita”.

Passata la parte peggiore l’uomo ha vissuto le conseguenze, dal punto di vista lavorativo ed affettivo “ho provato a cercare un lavoro ma chi vuole avere a che fare con uno che è stato i galera?” e arrivata l’ultima udienza della fase istruttoria ha voluto riservarsi di fare le proprie dichiarazioni: “Mi ritengo totalmente innocente, non sono un corrotto, non ho mai pagato, mai chiesto niente a nessuno, quello che ho costruito prima di questa terribile vicenda me lo sono fatto da solo. Mi ritengo estraneo anche alle accuse di riciclaggio, non ho mai ostacolato o oscurato la provenienza dei soldi. Non ho mai avuto rapporti con il signor Trovato, né con altri imputati, che non conosco, così come non sapevo della frequentazione di Bongarzone con loro e quando lo seppi più volte lo diffidai affinchè smettesse”.

Sono una brava persona che ha sempre vissuto nel pieno rispetto delle leggi del mio paese, così come è brava la mia famiglia. Questa vicenda mi ha tolto tutta la credibilità che avevo costruito in anni di lavoro, non auguro mai a nessuno di vivere qualcosa del genere”.

Con la fine dell’istruttoria, al pescatese, come agli altri imputati, non resta che aspettare l’oramai vicina sentenza.