Metastasi, le difese dei condannati: “Una batosta inaspettata”

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Avvocati Guglielmana con Crotta_sentenza Metastasi
Gli avvocati Marilena (a sinistra) e Patrizia (a destra) Guglielmana con il loro assistito Claudio Crotta, condannato solo per il reato di corruzione a 2 anni e 3 mesi

 

LECCO – C’è chi sorride soddisfatto al termine dell’udienza del processo “Metastasi” in cui sono state emesse le sentenze di primo grado: è il caso dell’avvocato Michele D’Agostino, difensore di Claudio Bongarzone e Gilvana Goncalvez, entrambi assolti per la non sussistenza del reato, così come la coppia Giarletta – Bignardi, legali del geometra Alessio Ghislanzoni, anch’egli assolto. La soddisfazione è facilmente immaginabile anche per l’avvocato Paolo Camporini quest’oggi assente in Aula, difensore di Gaetano Mauri, il quarto imputato del filone bis del processo “Metastasi” ad essere assolto dal collegio giudicante del foro lecchese.

Hanno commentato positivamente le decisioni dei giudici anche gli avvocati Patrizia e Marilena Guglielmana, difensori del pescatese Claudio Crotta, condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione (per lui il pm aveva richiesto inizialmente una pena di 7 anni) solo per il reato di corruzione. Le due penaliste lecchesi, che avevano sollevato a inizio processo la questione della competenza territoriale ottenendo che le udienze venissero spostate da Milano a Lecco, hanno già annunciato l’intenzione di andare in Appello, come del resto tutti gli altri avvocati: “E’ stata fatta giustizia – ha detto Marilena Guglielmana – il nostro ringraziamento va innanzitutto al collegio giudicante che ha condotto questo lungo e complesso processo con una correttezza notevole. Noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio, il risultato è che l’accusa di riciclaggio è caduta. Resta la corruzione, sulla quale torneremo in Appello. L’aspettativa è di ottenere l’assoluzione”.

Vito Zotti
Vito Zotti, legale di Saverio Lilliu

Anche l’avvocato Vito Zotti, difensore di Saverio Lilliu, ha avuto parole positive sulle sentenze: sollevato dall’accusa più grave relativa all’associazione a stampo mafioso, Lilliu – l’iniziale socio di Redaelli nella Lido di Parè Srl – è stato condannato a due anni di reclusione unicamente per la turbativa d’asta e al pagamento di 750 euro di multa; per lui è stata disposta la scarcerazione: “La sentenza sarà oggetto di valutazione, aspettiamo tutti le motivazioni del collegio – che arriveranno entro 90 giorni ha fatto sapere il giudice Manzi (ndr) – ma ha dimostrato l’estraneità del mio assistito ai fatti che gli sono stati contestati. La sua condotta è stata valutata oggettivamente, non posso che esserne contento”.

Più (comprensibilmente) amare le dichiarazioni degli avvocati Marcello Perillo, difensore di Mario Trovato e Antonello Redaelli (oltre che dei figli e della compagna di Trovato), e Federica Scappaticci, difensore di Antonino Romeo e Massimo Nasatti: ai quattro infatti, oltre ai reati contestati, è stata riconosciuta anche l’associazione a delinquere a stampo mafioso, circostanza che ha portato alle condanne più pesanti: 12 anni e 6 mesi per Mario Trovato, 10 anni a Antonello Redaelli e 8 anni più 6.500 euro di multa a Antoninto Romeo e Massimo Nasatti.

Marcello Perillo
L’avvocato Marcello Perillo

“Sono amareggiato, la sentenza è stata una batosta” ha dichiarato Marcello Perillo al termine dell’udienza “ero convinto di aver fatto un buon lavoro e di aver messo tanti dubbi nella testa dei giudici. Sono tutt’ora convinto che questa accusa di associazione mafiosa non stia in piedi”. Scontato l’Appello, come annunciato: “Sono realista, i reati più gravi sono quelli più deboli a livello di probatoria e in sede d’Appello spero che questo dato di fatto regga”.

Poche parole per l’avvocato Scappaticci, difensore di Romeo e Nasatti: “Non mi capacito assolutamente di questa sentenza, speravo nell’assoluzione del reato di estorsione e la derubricazione dell’associazione a stampo mafioso. I miei assistiti – ha aggiunto – probabilmente hanno pagato le precedenti condanne”.

90 giorni di tempo sono stati disposti dal giudice Enrico Manzi per rendere note le motivazioni. Nel frattempo gli atti sulla deposizione del sindaco di Lecco Virginio Brivio sono stati messi a disposizione del pm, come richiesto dal magistrato Bruna Albertini al termine della propria requisitoria: il pm di Milano aveva sollevato dei dubbi sull’autenticità della testimonianza del sindaco lecchese.