A Leggermente, don Angelo Cupini: “Guardiamo attraverso le beatitudini”

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LECCO  – Un libro che vuole essere un percorso per “imparare a guardare attraverso lo sguardo delle beatitudini e, successivamente, poter vedere la realtà”. Questa la natura del volume “Lo sguardo delle beatitudini”, presentato nel pomeriggio di domenica 17 marzo a Palazzo Falck. Un appuntamento, questo, che rientra nel ricco calendario di Leggermente e che ha visto la presenza in sala dei quattro autori di un testo che è stato realizzato dalla Comunità di via Gaggio Onlus.

Marco Vincenzi, Edoardo Lavelli, Elena Biagi e don Angelo Cupini, quest’ultimo nei panni anche di moderatore dell’incontro. Loro, quindi, gli autori che sono intervenuti nel pomeriggio di domenica, a partire da don Angelo, fondatore della Comunità di via Gaggio. «L’intento del libro – spiega – è quello di imparare a guardare attraverso lo sguardo delle beatitudini, per poi vedere la realtà. Parliamo di uno sguardo che, come dice il sottotitolo del volume, deve essere “felicemente e semplicemente umano”. Ciò che in questi ultimi tre giorni sta avvenendo – commenta in riferimento all’elezione di Papa Francesco – è una sorta di crollo di impalcature fittizie. È sufficiente che un uomo dica “le scarpe rosse non le voglio più, e neppure l’ermellino”, che si fermi a salutare le persone come normalmente si fa, che dica buonasera alla gente o che ringrazi ed ecco che tutto questo ci fa riconoscere uomini.

Il percorso che abbiamo provato a intraprendere nel volume che oggi presentiamo è riuscire a campire come possiamo, appunto, riconoscerci uomini. Questo testo è, quindi, un itinerario di approfondimento della vita attraverso la Parola, uno strumento di lavoro che ci possa aiutare ad affrontare il futuro.

Altro elemento importante del libro – prosegue don Angelo Cupini – è l’intento di provare a guardare la vita da diversi punti di vista: vedere la realtà dal salotto di Vespa o da una stiva di una nave negriera sicuramente è molto diverso. Ci siamo chiesti, quindi, come deve essere vedere il mondo da prospettive differenti. Il terzo passaggio – conclude – è una suggestione che ci ha fornito in passato il cardinale Martini, che sosteneva che le beatitudini sono lo spazio privilegiato per poter dialogare con le altre religioni. Elena Biagi, esperta di letteratura araba e studiosa della spiritualità islamica ha quindi fornito il suo prezioso contributo per iniziare ad affrontare questo nuovo modo di intendere le beatitudini, le parole e anche la realtà».

L’incontro ha quindi dato spazio a ciascuno degli autori, che hanno portato le rispettive esperienze e spiegato il contributo fornito da ciascuno alla stesura del libro. A partire da Marco Vincenzi, il quale ha puntato l’accento sull’importanza «dell’apertura agli incontri, al dialogo, alle possibilità che ci si presentano nella quotidianità. Noi – afferma – cerchiamo tante cose, ma nel mio caso la ricerca mi ha portato a capire l’importanza dell’ascolto, a prendere coscienza dei crocevia che viviamo, delle immense possibilità, della semplicità dell’essere umano o della normalità eversiva che tanto caratterizza le beatitudini. Se dovessi poi indicare una beatitudine che apprezzo particolarmente forse potrei dire quella relativa alla mitezza in quanto abbiamo bisogno di un ascolto mite, che non sappia darci subito una risposta, che non sia prescrittiva».

Edoardo Lavelli ha invece raccolto e raccontato nel volume numerose storie che prendono spunto da vicende reali. Persone, in sintesi, di cui Lavelli si è occupato per lavoro, che ha conosciuto, di cui ha provato a prendersi cura. «Capita – spiega- che in queste storie ritornino delle parole del Vangelo. Potrei parlare, ad esempio, di un gruppo di ragazzi minorenni che spacciavano dalle parti di Cinisello Balsamo. Uno di loro, il capo, si è assunto la responsabilità di tutto, è stato processato e condannato. La cosa interessante è che in questo gruppo il ricavato non veniva suddiviso in base a quanto ciascuno aveva venduto, bensì in base alla necessità di ognuno. Chi aveva un padre disoccupato, dei fratelli o qualcun altro di cui occuparsi prendeva, quindi, una cifra più alta proprio perché viveva una situazione più difficile».

Infine è intervenuta Elena Biagi, la quale ha tracciato un parallelismo tra le beatitudini e il misticismo islamico. Percorso, questo, che dovrà essere «un punto di partenza – conclude don Angelo Cupini – per reinterpretare le diversità. Sarebbe bello se con questo libro imparassimo ad avvicinare lo straniero, il diverso, per imparare a coglierne davvero la spiritualità».