“Una montagna di benessere”, si è chiuso il ciclo di serate con la psicologa Marta Monciotti

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“Dall’alto, come vedere se stessi e il mondo da altre prospettive”

Pienone anche per l’ultimo dei tre appuntamenti pensati per aiutare il pubblico ad affrontare concreta ansia e stress

LECCO – Quello di sabato scorso, il terzo e ultimo, è stato l’appuntamento più partecipato del percorso “Una montagna di benessere” proposto da Marta Monciotti, psicologa e psicoterapeuta lecchese, responsabile della sezione lecchese dell’Istituto Riza. Al Circolo Libero Pensiero di Rancio (che ha offerto gratuitamente gli spazi) sono state circa 130 le persone che hanno partecipato alla serata dal titolo “Dall’alto, come vedere se stessi e il mondo da altre prospettive”.

Dopo la tappa zero (Oltre la fatica) e la tappa uno (Rallentare, fermarsi, mollare?!) si è concluso il ciclo di incontri che si proponeva di aiutare il pubblico ad affrontare in maniera concreta ansia e stress: “Una partecipazione che, in tutte e tre le serate, è andata al di là delle aspettative – ha detto Monciotti -. Sold-out i primi due incontri, nell’ultimo appuntamento abbiamo registrato il pienone”.

Una soddisfazione ancor più grande per una partecipazione che non si è limitata al dato numerico: “Mi son trovata davanti un pubblico attento e coinvolto. Una partecipazione che per certi versi mi ha stupita. Devo ammettere che è stato un bel percorso anche se molto impegnativo”.

La serata di sabato scorso si è sviluppata attorno all’idea della vetta come luogo dove allargare lo sguardo e cambiare prospettiva: “Siamo partiti dall’inutilità della conquista di una montagna, inutile come cantare, giocare, danzare… inutile per una mente logica ma essenziale per stare bene”.

Dall’alto di una montagna, poi, la prospettiva cambia: “Il fatto di vedere le cose in modo diverso ci aiuta a portare tutto in una giusta dimensione. Ci accorgiamo che accanto a un nostro problema può esserci altro. Questo cambio di prospettiva lo si può fare fisicamente oppure chiudendo gli occhi con la semplice immaginazione. I luoghi ci influenzano, tutti abbiamo dei luoghi che ci fanno stare bene e che è importante frequentare: sia che si tratti di luoghi fisici (una montagna appunto), sia che si tratti di luoghi più intimi”.

Una volta in cima a una montagna, poi, si può solo scendere: “E il ritorno, come ci insegna Ulisse, può essere la parte più importante di tutto il viaggio. Da qui l’importanza di tornare alle proprie radici: tornare a quello che è il nostro carattere e il nostro stile personale che più ci fa stare bene”.

Proprio l’ultima parte della serata è stata accompagnata da Daniele Giampaolo, musicista della Filarmonica di Bruxelles, che con il suo contrabbasso ha interpretato il racconto della serata replicando con il gesto delle mani e con la musica il salire e lo scendere. Il folto pubblico ha salutato la dottoressa Monciotti portandosi a casa un sasso con scritta una frase preparato dal creativo Giuseppe Villa: “Un gesto simbolico che sottolineava il fatto di portare a casa con sé un pezzo di questa esperienza”.

Sempre Giuseppe Villa ha curato l’allestimento di tutte e tre le serate e, in particolare, sabato scorso è riuscito a racchiudere i temi salienti di tutte le tappe del percorso attraverso immagini e istallazioni artistiche: “E’ stato un percorso impegnativo – ha concluso Marta Monciotti -. In tanti mi hanno chiesto di organizzare altre serate e devo dire che mi ha fatto molto piacere. Sicuramente ci penserò…”.