Una lungo lavoro che ha portato il regista lecchese per due volte in Ciad con l’amico Rocco Ravà
Un documentario di grande importanza antropologica e sociale: “Ho cercato di raccontare la realtà dal punto di vista di questa popolazione”
LECCO – Un lavoro molto importante per il suo valore antropologico e sociale. Il regista lecchese Yuri Palma ha presentato in questi giorni il trailer del documentario “Wodaabe – Herdsmen at sunset” giungendo così al termine di un percorso durato anni per documentare la più antica transumanza al mondo in una regione selvaggia del Ciad, in Africa.
“L’idea è partita nell’ormai lontano 2018 quando l’amico Rocco Ravà mi ha fatto conoscere la popolazione nomade dei Wodaabe, persone che si spostano su percorsi che non entrano in contatto con i grandi centri, si tratta forse dell’ultimo esempio di transumanza intesa nel senso più vero del termine. E proprio per questo loro isolamento, esisteva pochissimo materiale su questa popolazione che si limitava a qualche fotografia”.
Yuri Palma, perciò, ha affrontato un primo viaggio in Ciad per cercare di portare a casa più materiale possibile in termini di girato. Da quell’esperienza nacque un primo cortometraggio che è stato notato dalla fondazione tedesca Ethnos Kalos che, compreso il valore di quelle immagini, ha deciso di investire sul regista lecchese con un progetto per la realizzazione di un documentario vero e proprio.
“Nel 2019 sono tornato in Ciad sempre con l’amico Rocco Ravà, con l’operatore Marco Zenone e con alcune guide locali che ci hanno aiutato a entrare in contatto con questa popolazione che, di fatto, è l’ultima davvero nomade rimasta al mondo – ha raccontato Palma -. Uno modo di vita che anche per loro è ormai agli sgoccioli e proprio questo è il motivo che ci ha spinto a realizzare il documentario”.
Un lavoro non semplice per le condizioni estreme dei luoghi, ma svolto in maniera certosina: “Al di là di un grande sforzo per realizzare il girato, ciò che mi premeva era restituire un’idea di verità quasi scientifica raccontando in maniera realistica lo stile di vita e gli usi dei Wodaabe. Ci è voluto molto tempo, in mezzo c’è stato il Covid che ha rallentato il lavoro, ma all’inizio del 2023 abbiamo terminato la post produzione; il documentario di fatto è pronto, ora la fondazione deve solo decidere l’occasione e quindi la data del lancio”.
Una grande soddisfazione per Yuri Palma: “Si tratta di un documentario che ha un interesse scientifico e umano perciò spero abbia futuro. Storie del genere nel mondo ce ne sono tante, le difficoltà sono in primis conoscerle (per questo ringrazio Rocco Ravà) e poi riuscire a raccontarle nel modo giusto mostrando la verità, in questo caso, delle persone coinvolte e del loro stile di vita. Non nego che si tratta di un lavoro che mi ha coinvolto moltissimo anche perché l’ambito documentaristico è quello che più mi stimola”.
Dal punto di vista tecnico non sono mancati gli ostacoli da superare: “La particolarità del documentario dal punto di vista tecnico non sta tanto nel ‘come’ è stato girato ma piuttosto nel ‘dove’. Abbiamo affrontato condizioni abbastanza estreme dal punto di vista logistico perché eravamo ad almeno 200 km dal paese più vicino, con tutte le difficoltà del caso. Al termine di ogni giornata lavoravamo con computer e strumentazioni collegati a generatori. Un aspetto molto bello, invece, era il capannello di persone che ogni sera si formava dietro di noi per cercare di sbirciare qualche immagine. Ci sono state reazioni incredibili perché nessuno di loro si era mai visto nemmeno in una fotografia figuriamoci in un video”.
In attesa di poter vedere questo nuovo lavoro, Yuri Palma per ora ha potuto regalare solo qualche breve (ma splendida) immagine del trailer…