LECCO – L’assemblea sindacale dell’Istituto Airoldi e Muzzi di Lecco che si è svolta nel pomeriggio di ieri, venerdì 4 luglio, ha chiesto che la scelta o meno del ricorso al contratto di solidarietà sia decisa da un referendum tra i lavoratori, per dare il mandato alle Organizzazioni Sindacali di concordare e stilare con la Direzione un accordo che preveda il 10% in meno di orario lavorativo per tutti i lavoratori e tutte le figure professionali, per 1 anno, a partire dal 1 settembre 2014. Referendum che si svolgerà martedì 8 luglio dalle 12 alle 15 e dalle 21.30 fino alle 22.30.
A spiegare come si è giunti a questa soluzione, sono le stesse segreterie sindacali territoriali Cisl Fp, Fp Cgil e Uil Fpl per voce dei rispettivi responsabili Enzo Cerri, Catello Tramparulo e Italo Bonacina che fanno sapere: “In data 4 giugno 2014, il Presidente dell’Istituto Airoldi e Muzzi Giuseppe Canali insieme al Direttore generale e al Responsabile dell’Ufficio Risorse Umane, hanno formalmente chiesto alle Organizzazioni Sindacali e ai delegati RSU aziendali, di fare un accordo per poter chiedere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali a sostegno delle difficoltà economiche del bilancio, in crisi ormai da 3 anni”.
Difficoltà economiche che derivano principalmente dall’esposizione nel pagamento dei mutui con le banche per la costruzione del Medale e la ristrutturazione del Resegone “per complessivi – proseguono i sindacati – 17 milioni di euro, e la contemporanea difficoltà di copertura dei posti liberi e vacanti nella RSA per mancanza di domande di ricovero, circa 30 posti letto mediamente nell’anno restano vuoti, con un mancato introito di circa 60.000 euro“.
I sindacati spiegano che gli ammortizzatori sociali che si possono mettere in campo per la specificità dell’Istituto Airoldi e Muzzi, sono la cassa integrazione in deroga, finanziata dalla fiscalità generale per il tramite del governo e della Regione, o i contratti di solidarietà “difensivi” riconosciuti dal Ministero del Lavoro e finanziati dall’INPS.
“La cassa integrazione in deroga, che era la soluzione migliore – puntualizzano Cerri, Tramparulo e Bonacina – non può trovare applicazione in quanto il decreto di proroga, che doveva essere emanato entro il 30 giugno 2014 , contiene delle limitazioni temporali, solo fino al 31 Agosto 2014, e prevede l’esclusione dei datori di lavoro privati (quindi studi professionali , ONLUS, società senza fini di lucro)”.
Quindi si è giunti all’unica, sembrerebbe, soluzione possibile, ovvero il contratto di solidarietà al quale si giungerà attraverso, come anticipato, un referendum dei lavoratori.