Crisi Aerosol, i lavoratori in sciopero: “Non ci fermeremo”

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Il presidio dei lavoratori di fronte all’Aerosol Service di Valmadrera venerdì pomeriggio

 

VALMADRERA – Non si fermerà la protesta dei lavoratori dell’Aerosol Service di Valmadrera: è quanto stabilito e annunciato dagli stessi venerdì pomeriggio in un presidio convocato fuori dai cancelli dell’azienda, insieme ai sindacati.

Siamo arrivati fin qui, non ci fermeremo. Vogliamo almeno due stipendi delle sette mensilità arretrate” è il grido dei lavoratori. La battaglia si è riaperta lo scorso 4 giugno: “Preso atto che l’impegno della Direzione Aziendale di corrispondere regolarmente gli stipendi non è stato mantenuto proclamiamo la totale astensione lavorativa” avevano fatto sapere.

Sono trascorsi cinque giorni ma i lavoratori non hanno avuto ancora notizie dall’azienda. Al presidio erano presenti i rappresentanti delle sigle sindacali Massimo Ferni (Cisl), Nicola Cesana (Filctem) e Celeste Sacchi (Uil). 

“Non chiediamo nulla di nuovo – ha dichiarato Massimo Ferni (Cisl) – due sono le cose fondamentali: da un lato la richiesta alla proprietà di mettere mano al portafoglio e dare ai lavoratori quello che gli serve per arrivare alla fine del mese e che manca da oramai sette mesi; dall’altro ci rivolgiamo alle istituzioni, anche regionali, chiedendo loro di agevolare le tempistiche per avere le autorizzazioni alla riapertura“.

I sindacalisti Cesana, Ferni e Sacchi (rispettivamente Filctem, Cisl e Uil)

 

Il prossimo 12 giugno scadrà il contratto di solidarietà per i lavoratori, che, teoricamente, diventeranno licenziabili: “Ma se un’azienda non ha i soldi per pagare gli stipendi è chiaro che non può neanche licenziare i dipendenti – hanno proseguito i sindacalisti – a quel punto metteremo in campo tutte le iniziative possibili, fino al Tribunale. Spiacerebbe, perché è più di un anno e mezzo che cerchiamo di evitare questo epilogo, ma la situazione sta diventando drammatica, non c’è da parte della proprietà l’impegno per recuperarla e a pagare sulla loro pelle sono i lavoratori, che, ricordiamo, hanno sette mensilità arretrate”.

Il cancello dell’azienda chiuso anche con una catena

 

“L’unica cosa che di dà un minimo di speranza rispetto alla volontà di non riaprire – hanno concluso i sindacati – è che qualche centinaia di migliaia di euro, per fare interventi che servono solo se l’azienda riapre, sono stati spesi. In caso di mancata riapertura si perderebbero anche questi soldi, non vediamo la logica dietro questo investimento”.

Lunedì i sindacati saranno in Provincia per chiedere l’attivazione di politiche attive di ricollocamento e riqualificazione. “Richiederemo anche un incontro con il Prefetto: occorre fare pressione anche istituzionale affinchè chi di dovere intervenga per ridurre le tempistiche di rilascio delle autorizzazioni per riaprire l’azienda”.