
MONTE MARENZO – Quaranta lavoratori rimasti senza occupazione, 47 rimasti in organico ma ‘sospesi’ (senza stipendio e senza ammortizzatori sociali) in attesa della ripartenza dell’azienda: è il caso dei dipendenti ed ex dipendenti Fomma, azienda nata dopo il fallimento dell’Eucasting di Monte Marenzo, quest’ultima in fase di acquisizione dall’Alp Group.
Una storia iniziata nel 2014 con i libri contabili dell’ex fonderia portati in Tribunale, decine e decine di lavoratori finiti in mobilità, poi l’acquisizione di un ramo d’azienda da parte della Fomma srl.
“In tre anni, attraverso accordi sindacali sostenuti principalmente dalla nostra organizzazione, e che hanno previsto il ciclo continuo, la deroga sulle assunzioni a contratto a termine, innalzando la percentuale dei contratti a termine, l’azienda era arrivata complessivamente ad avere 92 lavoratori” spiega Enrico Azzaro, segretario provinciale della Uilm.
Lavoro e commesse pare non mancassero, al punto che, ci spiegano gli stessi dipendenti, “si lavorava in continuità, su quattro turni, compresi i giorni festivi – racconta Giuseppe Serpi, rappresentante Rsu di Uilm con Katia Rotta (Cgil) e Biagio Nigrone (Uilm). – si produceva soprattutto per l’estero, anche per marchi come Bosch e Audi, dai fari per auto ai lampioni da giardino”.

Nel corso del 2016 il tribunale di Lecco apre una gara d’asta per l’acquisizione definitivo del ramo aziendale, asta vinta da una società costituenda, Alp Group, che avanza un’offerta più alta, circa il 10% in più dei concorrenti.
Fomma lascia e il 30 settembre la fabbrica chiude. “Nel giro di 24 ore si perdono 40 posti di lavoro – prosegue Azzaro – in quanto viene meno la continuità produttiva e i contratti a termine non possono prorogare. Il surreale è che i dipendenti a contratti indeterminato, rimangono dipendenti ma senza alcuna retribuzione e coperture contributiva”.
A distanza di un mese l’azienda non è infatti ripartita, Alp Group avrebbe sospeso il passaggio d’acquisto (denunciando “delle discordanze rispetto al bando di vendita” riferiscono i sindacati) e avrebbe riaperto la trattativa con il curatore fallimentare Mario Motta, in passato con analogo ruolo nel fallimento della Calcio Lecco, in vista del 6 novembre, data per cui era stato fissato il formale passaggio di proprietà dello stabilimento.
Venerdì i sindacati hanno incontrato in Confindustria il curatore fallimentare e il rappresentate legale di Alp Group, ma il confronto non ha sciolto i dubbi sul futuro dei lavoratori. “Oggi non sappiamo come si concluderà questa vicenda- prosegue Azzaro – abbiamo chiesto che venga chiesta la cassa integrazione straordinaria per i dipendenti ma, essendo un’azienda in fallimento, la risposta è stata che non sarà semplice riuscire ad ottenerla”.
“La cassa integrazione è la soluzione che può dare un minimo di tutela ai lavoratori – ribadisce Rino Maisto della Fiom Cgil, al tavolo insieme a Marco Oreggia della Fim Cisl – c’è grande preoccupazione per le sorti dei lavoratori”.

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