Proposta di legge di iniziativa popolare: “Non più di 20 per classe”
“Le risorse? Basta tagliare spese militari e fondi per la scuola privata che il Governo Meloni, quest’anno, ha portato a 750 milioni”
LECCO – Alleanza Verdi Sinistra accende i riflettori anche a Lecco sulla proposta di legge di iniziativa popolare per ridurre il numero di alunni per classe “Non più di 20 per classe – Facciamo spazio all’istruzione di qualità”. A tal proposito, sabato mattinata, AVS sarà presente in piazza XX Settembre a Lecco per incontrare le persone e portare avanti la raccolta firme con l’obiettivo delle 50.000 adesioni per poter presentare la legge (è possibile firmare anche on-line, serve solo lo Spid, sull’apposita piattaforma del ministero dove sono già state raccolte quasi 37.500 firme).

Nella conferenza stampa di oggi pomeriggio presso la sede di corso Martiri, Stefano Sacco (insegnante del liceo Manzoni), Maria Luigia Longo (insegnante del liceo artistico Medardo Rosso) e Anna Toffoletti (ex dirigente scolastico) sono entrati nel merito della proposta i cui punti chiave si possono riassumere così:
- massimo 20 studenti per classe;
- massimo 18 studenti se è presente un’alunna o un alunno con disabilità;
- massimo 15 studenti se nella classe sono presenti più alunni con disabilità;
- maggiore attenzione al Sud e alle aree interne, per recuperare il gap negli apprendimenti e contrastare lo spopolamento;
- più forza nel contrasto dell’abbandono scolastico e maggiore benessere psicologico per gli studenti e le studentesse;
- stop ad accorpamenti e chiusure di interi plessi: si prevede un dirigente scolastico ogni 400 studenti e uno ogni 200 studenti nelle piccole isole e nei comuni montani;
- più personale ATA per garantire sorveglianza e assistenza in ogni area degli edifici scolastici;
- meno risorse per la scuola privata: per finanziare questa proposta si propone di utilizzare anche 500 milioni dal fondo per le paritarie.

“Il sovraffollamento non è un problema di oggi ma già da una ventina d’anni assistiamo a una riduzione delle spese per l’istruzione – ha detto Sacco -. I dati ci dicono che l’Italia è all’ultimo posto per investimento della spesa pubblica nell’istruzione con il 7,3% contro la media europea del 9,6%. Non migliora la posizione nel rapporto tra investimenti formativi e ricchezza nazionale: l’Italia si posiziona terzultima per il rapporto spesa pubblica istruzione/PIL, superando soltanto Romania e Irlanda con il 3,9% a fronte di una media comunitaria del 4,7%. Di fronte a tutto questo siamo al 12° posto al mondo per spesa militare. Ci auguriamo che non ci sia un progetto di indebolimento dell’istruzione pubblica per rendere gli italiani più manipolabili”.

Che le scuole debbano rimanere un presidio per il territorio lo ha detto anche Maria Luigia Longo: “La scuola dovrebbe rimuovere gli ostacoli che si frappongono nell’evoluzione dei ragazzi e non si può fare con classi così numerose. Negli ultimi anni si è tolto potenziale a una società che deve crescere, docenti, dirigenti, personale Ata non sono messi nelle condizioni di svolgere bene il proprio lavoro e di sviluppare relazioni di qualità in un rapporto quotidiano come quello scolastico. La nostra richiesta minima sarebbe semplicissima nell’applicazione, un sostegno economico potrebbe arrivare dal taglio della spesa militare”.

Anna Toffoletti è stata dirigente scolastica dal 2007 al 2021, anno del pensionamento: “In tutto questo tempo ho visto soltanto togliere terra da sotto i piedi alla scuola con riforme volte al taglio delle risorse, quando invece c’è solo bisogno di investire. Vogliamo spingere sulla mobilitazione delle persone perché la scuola riguarda tutti ed è una vergogna che l’Italia sia ultima in Europa. Porto due esempi per far capire meglio la situazione: Premana che va avanti con un reggente e l’Istituto Comprensivo di Calolzio che ne ha accorpati due e oggi comprende 17 plessi e divisi su 5 comuni. Chi gestisce, in queste condizioni, diventa solo un burocrate e non un leader educativo. Il Governo Meloni, quest’anno, ha aumentato i le risorse per le scuole private arrivando a 750 milioni di euro: questi fondi, che vengono elargiti a piene mani alle paritarie, devono essere utilizzati per ridurre il numero di alunni nelle classi perché la scuola pubblica merita di meglio”.

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