Partito Liberaldemocratico Lecco: “Numeri in regola, persone in attesa: il paradosso dell’accoglienza”

Tempo di lettura: 3 minuti
Prefettura di Lecco

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

Leggiamo con molto interesse il dibattito nato attorno al tema dell’accoglienza dei migranti in provincia di Lecco, scaturito dal Report di ActionAid e Openpolis e dalla successiva replica della Prefettura. È incoraggiante che si stia ponendo attenzione su questo tema, troppo spesso oggetto di dibattiti polarizzati e strumentalizzazioni ideologiche, ma purtroppo anche stavolta la discussione si limita ad un mero conteggio di presenze, di criteri di gestione e di valutazioni amministrative sui servizi erogati.

Analizzando il rapporto “Accoglienza al collasso. Centri d’Italia 2024”, notiamo che molte criticità sono attribuite a problemi operativi, spesso condivisi con il contesto nazionale, senza riflettere che è proprio il sistema nazionale ad avere ricadute sui progetti del territorio. Una rapida analisi, poi, evidenzia che l’incremento del 32% dal 2022 al 2023 è in linea con il trend nazionale e di altre province vicine, mentre il dato di 24 migranti ogni 10.000 abitanti, pur superiore alla media regionale, evidenzia la grande sensibilità del territorio lecchese. Questi numeri, se contestualizzati, raccontano anche di sforzi positivi.

Non tutto può essere catalogato come problematica o criticità. E d’altro canto siamo concordi con la Prefettura nell’affermare che “La situazione attuale evidenzia un costante monitoraggio delle presenze e delle condizioni di accoglienza nella provincia di Lecco, garantendo un equilibrio tra il rispetto delle normative e la gestione delle risorse disponibili”. Ma è proprio questo il punto: non ci si può fermare qui. Non vorremmo parlare solo di gestione, di aspetti burocratici e numerici, o di fornire un tetto e cibo a chi arriva, ma di costruire realmente un percorso che permetta alle persone che lo desiderano di entrare a far parte della società ospitante. La distribuzione disomogenea dell’accoglienza sul territorio provinciale, le criticità nelle strutture e le revoche dell’accoglienza, invece, non sono certo imputabili ai progetti territoriali, quanto piuttosto rappresentano un indicatore chiaro ed evidente del fallimento dell’attuale sistema nazionale: non esiste infatti un vero e proprio sistema di accoglienza quanto piuttosto, nella miglior ipotesi, un insieme di servizi erogati ai migranti, non necessariamente collegati tra loro e che rispondono a progettualità frammentate.

Accogliere non significa solo gestire, e troppo spesso erogare servizi sul piano assistenzialistico, ma soprattutto vuol dire investire nel potenziale umano, sia per chi arriva sia per chi già vive in queste realtà. Questo richiede un cambio di paradigma, che sposti l’attenzione da una gestione meramente amministrativa, e peggio ancora assistenziale, ad una visione che abbracci la dimensione umana e sociale dell’accoglienza, creando opportunità di inclusione per chi lo desidera davvero, valorizzando le competenze dei singoli e delle comunità ospitanti, garantendo al tempo stesso il rispetto delle regole per chi, purtroppo, se ne approfitta. Questi elementi sono i veri indicatori di successo di un sistema di accoglienza, non semplicemente il numero di persone gestite. Concentrarsi esclusivamente su dati numerici rischia di generare una visione incompleta e perfino fuorviante.

È necessario guardare oltre, analizzando i risultati tangibili che questo processo porta. Quanti migranti riescono a costruirsi una vita dignitosa? Quanti riescono ad accedere al mondo del lavoro o a percorsi formativi? Quanti diventano parte integrante della comunità? Se non poniamo queste domande, rischiamo di perpetuare un sistema che non risponde ai bisogni né delle persone accolte né della comunità ospitante. Ci auguriamo quindi che sia la qualità dell’integrazione ad occupare il centro del dibattito, e rilanciamo l’idea di una riforma complessiva e organica dell’intero sistema di accoglienza, che possa valorizzare i percorsi virtuosi, allontanare i malintenzionati, sostenere i più fragili, e creare davvero le basi per l’inclusione lavorativa, economica, culturale e sociale di chi sceglie questo meraviglioso territorio per una seconda occasione di felicità.

Partito Liberaldemocratico Lecco