MILANO – I direttori generali del sistema sanitario lombardo che non si impegneranno per la riduzione di tempi e liste di attesa si vedranno lo stipendio decurtato. E’ quanto sollecita la mozione approvata martedì dall’Aula e illustrata dal capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo.
Il documento auspica la massima trasparenza sui tempi necessari per ricevere una prestazione sanitaria e una revisione del sistema di gestione delle agende (di queste solo il 30% sono attualmente consultabili dai cittadini), pubblicando i dati anche delle strutture private accreditate.
“Siamo convinti che inserendo tra i criteri di valutazione la riduzione dei tempi di attesa in un anno si potranno già vedere i primi risultati”, ha sottolineato il capogruppo Romeo. Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Carlo Borghetti (PD), Angelo Capelli (NCD), Umberto Ambrosoli (Patto Civico), Riccardo De Corato (FdI), Dario Violi (M5S), Antonio Saggese (Lista Maroni). Su indicazione di Borghetti e Capelli la mozione è stata integrata con un ulteriore sollecito a favorire l’accesso dei cittadini ai sistemi dei Cup. Parere favorevole della Giunta è stato espresso dal Sottosegretario Alessandro Fermi.
Il documento è stato approvato con 48 voti a favore e 8 astensioni. “L’impegno su questo fronte – ha sottolineato l’assessore Giulio Gallera – è massimo. Solo nel 2016 per il contenimento delle liste di attesa abbiamo destinato 47 milioni di euro per le attività ambulatoriali garantite dalle strutture contrattualizzate private e circa 80 milioni per le stesse attività in ambito pubblico. Abbiamo messo in campo politiche mirate come l’apertura degli ambulatori il sabato e la sera che ci hanno fatto compiere un importante passo avanti. Stiamo, inoltre, costruendo – ha concluso Gallera – strade preferenziali per malati cronici cioè per tutti coloro che con precise cadenze devono sottoporsi a determinati esami, questo permetterà una migliore accessibilità agli altri utenti. Sicuramente una maggiore responsabilizzazione dei direttori generali, come chiesto dal Consiglio, rappresenta uno strumento utile che utilizzeremo”.
L’Aula ha invece respinto la mozione del Patto Civico (relatore Roberto Bruni) contraria al requisito della residenza qualificata per l’accesso ai servizi sociali in Lombardia. Nella premessa la mozione sottolineava come diverse sentenze della Consulta e della Corte europea per i diritti dell’uomo avessero giudicato anticostituzionale e discriminatorio tale criterio.