Piazza: “Legge ‘ammazza boschi’? Si taglia la burocrazia”

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Mauro Piazza
Mauro Piazza
Mauro Piazza (NCD)

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del consigliere regionale Mauro Piazza di NCD, in risposta alle dichiarazioni del consigliere democratico Raffaele Straniero riguardo alla nuova normativa in materia di interventi sui boschi.

“Gentile Direttore,

vorrei fare alcune precisazioni rispetto all’intervento di Raffaele Straniero sulla Sua testata, relativo alla modifica della legge regionale 31, definita impropriamente “ammazza boschi”, recentemente approvata a larga maggioranza dal consiglio regionale (compreso il consigliere Corrado Tomasi del PD, grande conoscitore delle problematiche agricole e della montagna).

La predetta legge eleggeva a rango di bosco qualsiasi vegetazione spontanea di età superiore ai cinque anni sviluppatasi su un’area edificabile con superficie superiore a 2.000 mq. indipendentemente dalle specie di piante presenti. Tale classificazione imponeva ai proprietari di terreni destinati ad attività produttive assurdi adempimenti burocratici e ingenti compensazioni ecologiche o economiche.

Così un artigiano, che per edificare sul proprio terreno già urbanizzato la sede della propria attività doveva tagliare le sterpaglie e le robinie sorte spontaneamente nei cinque anni precedenti, era costretto a richiedere una specifica autorizzazione alla Provincia, accompagnandola con una relazione agronomica, e successivamente compensare il taglio del “bosco” ripiantumando in altro luogo da 2 a 5 volte la superficie del proprio terreno. In caso di indisponibilità di altre aree l’imprenditore era costretto a monetizzare la mancata “compensazione ecologica” versando anche 30.000 euro ad ettaro. A fronte di un’ordinaria operazione di pulizia… tanta burocrazia e costi elevati. In realtà questa procedura configurava un’assurda e insostenibile gabella.

La modifica introdotta ha portato da 5 a 15 anni il termine di tempo che deve trascorrere perché la vegetazione spontanea sorta su un’area produttiva venga classificata come bosco. Si tratta di una misura di buon senso, che va nella direzione di ridurre inutili e costose procedure che gravano sugli imprenditori (e non solo su loro, a volte anche i comuni devono sostenere oneri pesanti).

La maggioranza che governa Regione Lombardia ritiene che il lavoro sia la prima emergenza nazionale e che le imprese vadano sostenute ed alleggerite da pratiche e oneri che ne impediscono – o ne riducono – la libertà di azione e, quindi, lo sviluppo.

Chi parla di legge “ammazza boschi” non conosce in modo approfondito le tematiche di cui stiamo parlando e si iscrive alla schiera degli ambientalisti da salotto che tanti danni ha generato al nostro Paese e alla quale io mi onoro di non appartenere, pur amando e rispettando lo spettacolo della natura che quotidianamente la mia città a la mia regione mi offrono”.

Cordialmente
Mauro Piazza

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