LECCO – Un “piano salva stalle” per tutelare le oltre 2800 stalle delle province di Como e Lecco, oltrechè la zootecnia dell’intera a Pianura Padana.
Il documento è stato siglato sabato scorso, 29 novembre, a Provaglio d’Iseo (Brescia) dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, dal presidente della Coldiretti regionale Ettore Prandini e dai ministri all’Agricoltura Maurizio Martina e all’ambiente Gian Luca Galletti nell’ambito del forum “Made in Italy dopo Expo 2015”.
Il piano prevede che entro 45 giorni il Governo emetta un decreto per la ridefinizione delle zone vulnerabili, dopo il quale le Regioni avranno 30 giorni per disegnare la nuova mappa di gestione degli effluenti da allevamento.
“Si tratta di un passo importante per la salvezza di un settore fondamentale per l’economica lombarda e per lo stesso territorio lariano, dove il peso della zootecnia è in crescita” spiegano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale.
“In un anno, 57 nuove stalle sono nate nelle nostre due province. Ma non dobbiamo dimenticare che in Lombardia, nello stesso periodo, ben 160 imprese zootecniche hanno chiuso: dobbiamo quindi evitare che centinaia di aziende in tutto il nord Italia vedano messo a rischio il loro futuro, con contraccolpi drammatici sia sui livelli occupazionali che sulla produzione agricola”
In Lombardia, infatti, dove si munge il 40 per cento di tutto il latte italiano e dove si alleva la metà di tutti i suini a livello nazionale, le stalle di bovini e suini sono passate – secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe zootecnica analizzati da Coldiretti – da 24.422 a 24.262: con un calo medio di 13 al mese.
Più incoraggiante, come detto, il dato lariano: in provincia di Como le stalle sono passate da 1663 (anno 2013) a 1707 (anno 2014) con un saldo positivo di 40 unità; in provincia di Lecco, da 1094 (anno 2013) a 1111 (anno 2014), con 17 unità in più.
“La mancata revisione delle zone vulnerabili sarebbe un colpo mortale – spiega il presidente di Coldiretti Lombardia Prandini – anche perché gli ultimi studi dimostrano che l’agricoltura ha un impatto di appena il 10 per cento sulle falde, tutto il resto deriva da scarichi industriali e residenziali. La verità è che l’espansione edilizia degli ultimi anni ha non solo consumato suolo, ma anche stravolto gli equilibri ambientali dei nostri territori. E adesso una mappa vecchia di 20 anni rischia di danneggiare la nostra economia mettendo in ginocchio la zootecnia senza per questo risolvere il problema”.
La situazione è di un generale calo in particolare nelle province a maggiore vocazione zootecnica: diminuzione causata da chiusure, accorpamenti, ristrutturazioni parziali dell’attività con la chiusura dell’allevamento e la continuità con la coltivazione dei terreni.