LECCO – Le tasse sugli immobili salgono, gli affitti scendono e le imposte diversificate nell’aliquote di città in città offrono situazioni differenti a chi intende dare in locazione una casa. Il Sole 24 ore, nella sua edizione del lunedì, si è quindi chiesto dove convenga maggiormente essere locatori e la risposta non è Lecco.
Secondo uno studio pubblicato dal quotidiano di Confindustria, infatti, il capoluogo manzoniano deterrebbe un record negativo riguardo al “salasso” a cui sono sottoposti i proprietari che concedono in affitto un’abitazione.
“A Lecco, chi sceglie la cedolare secca – su un contratto a canone libero – vede svanire tra tasse e spese di manutenzione il 47% del canone incassato, e la percentuale arriva al 66% se il proprietario applica la tassazione ordinaria con un’aliquota Irpef medio-alta” riporta il giornale.
In cifre, su un canone medio lordo di circa 7.595 euro, tolte le imposte e le spese nel regime di cedolare secca, il locatore si troverebbe ad incassare un canone netto di 3.979 euro (2,25% ritorno sul prezzo di mercato dell’immobile); se la scelta del proprietario ricadesse invece sulla tassazione ordinaria, il canone nette scenderebbe a 2.576 euro (1,45%).
Quello lecchese, secondo il Sole 24 ore, sarebbe primato tutto sommato relativo, perché altre città come Padova, Viterbo, Torino, Pordenone e Verona seguirebbero a brevissima distanza.
Rispetto a Lecco, va un po’ meglio, seppur di poco, ai vicini comaschi dove, scegliendo la cedolare secca (44% di tasse e spese), chi dà in affitto un’abitazione a canone libero riesce ad incassare circa 5 mila euro su un canone lordo di 9.126 (2,56% di ritorno) e di 3.383 euro in regime di tassazione ordinaria (63% imposte e 1,71% di ritorno sul prezzo di mercato).
Dati simili anche per Sondrio dove scegliendo la cedolare secca (43% di imposte e spese) si riesce ad ottenere 3.755 euro di netto su 6.532 euro di canone lordo (2,39% di ritorno), mentre con la tassazione ordinaria (61%) circa 2.548 euro (1,62% ritorno).
“All’estremo opposto, a Messina, le percentuali si abbassano al 37% (cedolare) e al 55% (tassazione ordinaria) – scrive il quotidiano economico – Qui, così come a Pistoia, Lucca, Rimini, Sassari e Palermo la somma di Imu, Tasi, imposte sui redditi e spese di gestione si rivela un po’ più leggera in termini relativi”.

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