LECCO – Non è un lago completamente in buona salute quello che emerge dai dati diffusi lunedì da Legambiente: sei punti su 11 di quelli campionati dall’associazione ambientalista sulle sponde lecchesi del lago risultano inquinati e molto oltre la soglia di guardia.
L’indagine è quella della Goletta dei Laghi, la campagna nazionale di Legambiente per la tutela dei bacini lacustri italiani effettuata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont, e lunedì sono stati resi pubblici i dati dei monitoraggi scientifici realizzati nelle scorse settimane sul ramo lecchese del Lario.
Presso la Sala Consiliare del Comune di Lecco, l’equipaggio del Cigno Azzurro ha spiegato quanto emerso dai rilevamenti dei tecnici di Legambiente e il responso, anche quest’anno, per l’associazione è “senza alcun dubbio negativo”.
Oltre il 50% dei punti monitorati dai tecnici sono oltre i limiti imposti dalla normativa vigente in Italia, rispetto alla presenza di enterococchi intestinali (limite di 550 UFC/100 ml) e di escherichia coli (limite di 1000 UFC/100 ml).
Gli esperti di Legambiente hanno effettuato campionamenti sul posto nei punti più sensibili per l’inquinamento, ovvero alle foci dei fiumi e i punti di scarico dei depuratori, e su 11 siti controllati ben 5 ricevono dalla Goletta dei Laghi un giudizio di “fortemente inquinati”.
Si tratta nel dettaglio: della foce del fiume Adda, della foce del torrente Inganna e della Merla tutte e tre a nel comune di Colico; della foce del torrente Caldone a Lecco e di quella del Rio Torto a Valmadrera. Giudizio “inquinato” per la foce del torrente Meria a Mandello sul Lario.
Promossi dall’esame dei monitoraggi lo scarico del depuratore di Dorio, il punto di fronte al rivo montano all’estremo nord della Spiaggia di Oro e la foce del torrente Pioverna a Bellano, il punto di fronte la foce del torrente Esino a Varenna e il punto presso lo scarico del depuratore di Lecco.
C’è un miglioramento sostanziale rispetto allo scorso anno quando il Cigno Azzurro della Goletta dei Laghi aveva sostanzialmente bocciato tutti i siti lecchesi monitorati ad eccezione della foce del Pioverna a Bellano anche se, come sottolineato dal presidente lombardo di Legambiente, Damiano Di Simine, gli ultimi dati in positivo risentirebbero del regime di precipitazioni e che gli investimenti non possono aspettare:
“Il monitoraggio scientifico ha messo in luce anche quest’anno le numerose criticità in fatto di mancati investimenti nel ciclo integrato delle acque: un male cronico da cui non si salvano nemmeno una perla come il bacino del Lario – sottolinea Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – Il risanamento dei bacini lacustri deve essere considerata una priorità assoluta. Siamo ancora troppo lontani dal raggiungimento degli standard di prestazioni depurative e di qualità delle acque che ci chiedono sia le direttive comunitarie che i cittadini lombardi. A dare il cattivo esempio sono per primi i capoluoghi con depuratori ormai inadeguati e mal funzionanti e addirittura reti fognarie incomplete. È’ necessario passare dalle parole ai fatti: gli investimenti devono tramutarsi in cantieri”.
Un appello accolto dal sindaco di Valmadrera, Donatella Crippa, che ha auspicato interventi strutturali per ridurre l’inquinamento alla foce del Rio Torto.
Da sottolineare che i lidi dichiarati balneabili dell’ASL sono tali, gli esperti di Legambiente hanno indagato nei punti più sensibili all’inquinamento, come le foci dei fiumi. Il problema, spiegano dalla stessa associazione, è che in alcuni casi, in quei tratti di lago dove esiste questa concentrazione di inquinamento, c’è comunque gente che fa il bagno nella “totale assenza di informazione”.
“Ancora una volta fiumi e torrenti sono gli imputati principali dell’inquinamento delle acque del lago – dichiarano Costanza Panella e Alessio Dossi presidenti dei circoli Legambiente Lario Sponda Orientale e Lecco – a partire dall’Adda per arrivare a torrenti più piccoli come il Caldone. Se a questo aggiungiamo altri tipi di inquinanti come ad esempio quelli derivati dalla navigazione, il Lario finisce per essere un lago di infinita bellezza in fragile equilibrio. Crediamo che sia ora di affrontare seriamente il problema e mettere un freno a questa situazione, non fosse altro per contribuire al preteso sviluppo turistico del territorio”.
A Lecco la criticità registrata è quella del Caldone mentre è risultato conforme lo scarico del depuratore, nonostante solo lo scorso anno Legambiente lo aveva considerato fortemente inquinato.
“Sorprende sicuramente quest’ultimo risultato – spiegano dall’associazione – storicamente giudicato inquinato dalla campagna di Legambiente, considerando tra l’altro che l’agglomerato di Lecco è in procedura d’infrazione 2014-2059” sulla questione del depuratore.
“Non è un caso – ha risposto il sindaco Brivio – ma frutto di due interventi, uno sul funzionamento complessivo dell’impianto effettuato nel 2010, l’altro l’utilizzo di alcuni additivi nel trattamento dei fanghi che ha avuto effetti di miglioramento anche riguardo agli odori”.