LECCO – Gocce d’acqua, nuvole e fiocchi di neve tornano a ‘movimentare’ la grafica del meteo e promettono una domenica dal sapore invernale. Durerà poco, però, poiché il tempo migliorerà già a inizio settimana e, dopo la parentesi di pioggia, sarà di nuovo sole.
“Difficilmente, così, la neve potrà durare” osservano il presidente e il direttore di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni. “E si tratta di uno dei ‘focus’ del problema-siccità determinato da uno degli inverni più siccitosi di sempre per le province lariane: il livello dei laghi è bassissimo e in montagna non si riesce ad accumulare una quota di manto nevoso sufficientemente spessa e solida da poter fungere da ‘riserva idrica’ tra la primavera inoltrata e l’estate”.
Non è tutto: il caldo di un inverno record (come non si registrava negli ultimi due secoli) ha provocato il ‘risveglio anticipato’ dei ‘vermi urticanti’ degli alberi di pino. Dalle province di Como, Lecco – e dalla vicina Sondrio – sono arrivate segnalazioni al Servizio fitosanitario della Regione sulla presenza di questi parassiti che di solito appaiono tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, mentre quest’anno a gennaio avrebbero già iniziato la loro discesa infestante dai tronchi verso il suolo.
“La situazione anomala, con un inverno che non è inverno – dice alla Coldiretti Marco Boriani, entomologo del Servizio fitosanitario – potrebbe aver causato un’attivazione precoce delle larve di Processionaria”.
Si tratta di uno degli insetti più distruttivi per le foreste, capace di privare di ogni foglia vasti tratti di pinete. Inoltre ha una peluria urticante sia per gli uomini che per gli animali: sulla pelle può causare fastidiose irritazioni e conseguenze peggiori ci possono essere a contatto con occhi e bocca.
La Processionaria (che si chiama così perché quando scende dai tronchi avanza in file indiane lunghe diversi metri) però non è l’unico parassita che ha avuto un risveglio anticipato.
La situazione è grave anche nei laghi lombardi, che si trovano prossimi ai minimi storici del periodo, con il lago di Como che è addirittura sceso al 12%, mentre il Maggiore è al 17% della sua capacità ed il lago di Garda al 33%.
Il 2015 ha sorpassato il 2014 nella classifica degli anni più caldi dove ci sono a seguire il 2003, il 2007, il 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011 e il 2000.
“Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura – spiegano da Coldiretti – Anche a livello globale il 2015 è stato l’anno più caldo con una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani superiore addirittura di 0,90 gradi celsius rispetto alla media del ventesimo secolo, sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre, che rileva le temperature dal 1880.