PREMANA – WWF Lecco e Legambiente Lario Sponda Orientale e Lecco entrano in campo e scrivono a Regione, Provincia e Comune chiamati a prendere una decisione in ordine alla derivazione idroelettrica in Val Fraina.
“La Regione ha rilasciato nel 2011 un provvedimento di esclusione sulla base di criteri non in linea con le normative comunitarie in materia di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) che richiedono la valutazione degli effetti cumulativi di più derivazioni sullo stesso bacino idrografico. Il provvedimento dovrebbe aver validità quinquennale ed è scaduto – spiegano le associazioni – Il datato provvedimento regionale inoltre non rispetta le previsioni della direttiva quadro sulle acque, che vieta utilizzi suscettibili di peggiorare la qualità delle acque superficiali: e la qualità delle acque del bacino idrografico a cui appartiene il Fraina, tributario del Varrone, sono peggiorate anche a causa delle decine di impianti e dighe che hanno invaso quest’angolo di Valsassina”.
Il recente Piano di Bilancio idrico della Provincia di Lecco, valutato il deterioramento della qualità delle acque del Varrone a valle del Fraina, e l’elevatissimo e insostenibile prelievo del bacino, ricordano gli ambientalisti, “conclude affermando che in tale caso non possono essere attuate nuove derivazioni”.
La Provincia di Lecco, pur richiamata dalla Regione, a valutare se in considerazione del tempo trascorso dalla valutazione del contesto ambientale e idrico di riferimento, e del suo mutamento, sia opportuno procedere a rinnovazione della verifica di valutazione di impatto ambientale, “ad oggi – proseguono WWF e Legambiente – non vi ha provveduto”.
Il Comune di Premana, altra istituzione chiamata in causa, è chiamato a pronunciarsi prossimamente sullo sgravio degli usi civici dei suoi cittadini a uso e consumo del privato. Il Consiglio Comunale deve decidere se chiedere alla Regione, a favore della società interessata allo sfruttamento del Fraina, lo sgravio dall’uso civico dei pascoli, boschi e terreni dei suoi cittadini su cui dovrebbe essere realizzata la centrale e le opere di presa; “opere per la cui realizzazione sono previsti scavi e sbancamenti imponenti, anche in aree instabili geologicamente e oggi paesaggisticamente incontaminate. Stiamo assistendo a un vergognoso e inaccettabile rimpallo di competenze – sostengono le associazioni – in cui le Pubbliche Amministrazioni, che devono rispettare il diritto comunitario in materia ambientale e ripristinare la legalità dell’azione amministrativa, fanno finta di non vedere la drammaticità della situazione dell’arco alpino, costellato da migliaia di domande di derivazioni idroelettriche insostenibili ambientalmente”
“Mancano valutazioni di impatto cumulativo – denunciano WWF e Legambiente – non si considera lo stato di qualità delle acque e il divieto di ogni azione che ne causi il peggioramento, né si vuole tener conto dei dati e delle indicazioni del Piano di bilancio idrico provinciale, che esclude la sostenibilità di ogni ulteriore prelievo sull’asta del Fraina”.
Per questo le associazioni chiedono al Comune di Pemana di rifiutare lo sgravio degli usi civici a favore di “un’iniziativa insostenibile ambientalmente, come dimostrano tutti i dati ufficiali, e di difendere i beni comuni, ambiente, acqua, salute” richiedendo a Provincia e Regione la ripetizione della VIA secondo criteri legali e secondo le attuali condizioni del torrente ed ambientali in genere, tra cui la drammatica riduzione delle precipitazioni.
Gli ambientalisti invitano la Provincia a “richiedere d’imperio e in attuazione della normativa comunitaria, oltre che sulla scorta delle indicazioni Regionali, una nuova procedura di V.I.A. che tenga conto degli impatti cumulativi delle diverse derivazioni sul Fraina e sul bacino a cui appartiene il torrente”
Ed infine alla Regione Lombardia la richiesta “di adempiere al proprio ruolo di istituzione chiamata a dare attuazione corretta al diritto comunitario, ai principi di prevenzione e precauzione e alle direttive UE, di disporre ai sensi della Legge 5/10 ogni azione in autotutela per il ripristino della legalità violata”.
Le Associazioni annunciano che procederanno a segnalare il caso alla Commissione UE, “quale ulteriore oggetto di infrazione delle direttive V.I.A. ed acque, nell’ambito delle procedure di infrazione già aperte, e si riservano ogni azione legale, nel caso in cui non si assista a una netta e doverosa azione pubblica a difesa dei beni ambientali a rischio”.