LECCO – “Gent.le Direttore
Si parla molto , in questi giorni, di teleriscaldamento, a proposito della benemerita iniziativa, sollecitata dal Coordinamento Rifiuti Zero, di affrontare il problema nei Consigli Comunali.
Un modo per sottrarre alla “irresponsabilità amministrativa” – post elettorale- dei Sindaci un tema fondamentale, che riguarda tutti i cittadini del territorio provinciale e tutti i consiglieri eletti in ogni Comune.
Nonostante la confusione e sovrapposizione dei temi l’argomento, come merita, allarga il suo campo di confronto e dibattito.
Partiamo dall’inquinamento! che a rigore dovrebbe riguardare i Comuni inquinati (Valmadrera in primis) a secondo dell’ignota? direzione dei venti e delle correnti aerei formi. (Non è che ci starà anche Lecco ?).
Certo che in questo caso l’indagine epidemiologica sul possibile inquinamento è un atto dovuto, di necessaria trasparenza, dopo decenni di funzionamento dell’inceneritore!. Quanta è la diossina (o altro inquinante tossico) depositata a terra, nei dintorni dell’inceneritore o trasportata dai venti,e quali gli effetti silenti quanto mortali prodotti da quei fumi “misteriosi”? Non basta dire che gli inquinanti sono contenuti in dati e tabelle rese pubbliche quando tale pubblicità è fonte di pareri tanto discordanti? Di sospetti più che di rassicurazioni.
Tenuto conto che le decisioni sono collettive e a carico dell’intera Assemblea dei Sindaci, prima ancora che degli organi amministrativi di SILEA, per la quasi totalità dei Comuni il problema non è di “inquinamento” ma economico e risponde alla domanda: ma questo teleriscaldamento è un beneficio o un costo? O i costi superano i benefici?
SILEA non ha francamente convinto. E i Sindaci sembrano non pronunciarsi. Tanto i cittadini che pagheranno con l’aumento delle tariffe si possono sempre tosare.
Chi scrive è convinto che una tecnologia di cogenerazione possa essere utile. (si domanda tuttavia perché non c’è un confronto con la micro cogenerazione?) Questa utilità, peraltro, non può essere asserita in astratto o per principio ma solo a certe concrete condizioni, valide solo se si mettono a confronto benefici economici con benefici ambientali. Sapendo che non ci può essere compensazione. Un segno meno per un segno più, come in algebra, dà un valore negativo. Che ci fa dire. Il Teleriscaldamento non si deve fare.
E allora vediamone un esempio. Dove sta scritto che Teleriscaldamento voglia dire aumento dei rifiuti?. Forse che con gli attuali rifiuti non si può procedere al Teleriscaldamento?
Per stare al punto di prima: solo una Teleriscaldamento compatibile con la riduzione dei rifiuti- e con la conseguente riduzione/mantenimento dei livelli tariffari, ha un segno finale positivo. Solo quel Teleriscaldamento s’ha da fare.
E da ultimo per chiosare la fine. Sappiamo che il Teleriscaldamento ha tempi di ammortamento lunghissimi (15 anni). Ci viene detto che avremmo una convenienza all’allacciamento: Famiglie e imprese si vedrebbero ridotte del 10% le tariffe; ma ci si dice che il numero di allacciamenti è basso (200); allorché, invece, in altre città coinvolge interi quartieri e centinaia di chilometri di reti di termo-calore. Bene, come è possibile che questi dati reggano con le ipotesi precedenti, ovvero, riduzione della produzione di rifiuti e delle relative tariffe ?Anzi, e in più, come è possibile che si possano conciliare scarsi allacciamenti con impegni finanziari molto, ma molto onerosi? SILEA e i Sindaci ci aiutino in modo chiaro e incontrovertibile a capire”.
Alessandro Magni