“Uno Stato incapace di difendere cittadini e forze dell’ordine”

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L'agente Francesco Pischedda, morto durante un inseguimento a Colico
L’agente Francesco Pischedda, morto durante un inseguimento a Colico

LECCO – “Quanto si fa attività sindacale si pensa che uno dei principali obbiettivi è quello di potere dare voce ai diritti negati delle donne e degli uomini della Polizia di Stato.

Poi, però, la cruda realtà ci catapulta nella tragedia che si è consumata sulla S.S.36 dove il nostro collega Francesco Pischedda, di appena 28 anni, durate il turno serale dopo aver inseguito e bloccato un furgone ingaggia una colluttazione con un criminale che si oppone al suo fermo.

Tra i due ne nasce una colluttazione che per cause ancora da stabilire, che verranno chiarite dalla Procura della Repubblica di Lecco, precipitano giù da un ponte. Francesco, trasportato in ospedale muore poco dopo a causa delle gravi lesione riportate. Forse l’intervento si sarebbe potuto concludere in modo diverso, se il povero collega avesse avuto alcuni strumenti di autodifesa come un semplice spray urticante o il taser, che avrebbe potuto evitare il contatto fisico.

Questo non lo sapremo mai, ma di certo così come nella vicenda dell’altro nostro collega “Sebastiano”, stiamo ancora qui a gridare le solite inefficienze croniche del sistema sicurezza. Il momento delle polemiche ci sarà, questo è certo , ma in questo momento i poliziotti delle provincia di Lecco rappresentati dalle scriventi Organizzazioni Sindacali si stringono vicino al dolore della famiglia di Francesco. Il nostro profondo cordoglio va ai colleghi della Polizia Stradale di Bellano, ai suoi genitori, alla sua giovane compagna e in particolare alla sua piccola bimba Nicole, di appena nove mesi, alla quale qualcuno prima o poi gli dovrà spiegare che il suo papà è morto per arrestare un malvivente.

Abbiamo letto, nei vari social che i poliziotti di Lecco sono degli eroi, noi invece crediamo di essere solo al servizio dei cittadini, “purtroppo da troppi anni profondamente delusi, malpagati, maltrattati, bistrattati e mal equipaggiati”; al servizio di uno Stato”incapace di gestire la sicurezza, con leggi che non difendono né i cittadini, né le Forze dell’Ordine. Uno Stato dove prevale la consapevolezza di una diffusa impunità, dove il crimine trova all’interno delle nostre frontiere il terreno fertile per poter commettere qualsiasi atto criminale. Tutto questo non merita il sacrificio della vita, non è solamente il rischio di ognuno di noi”…. Non ne vale veramente la pena …….. la risposta e’ ovvia “il crimine non paga mai”.

 

Siulp (Mario Scinetti) e Coisp (Francesco Bruno)