LECCO – Annunciata l’Assemblea dei Soci di SILEA sul teleriscaldamento, il Coordinamento Provinciale lecchese di Legambiente propone alcune considerazioni.
“Innanzitutto – fanno sapere dall’associazione ambientalista – la percentuale di raccolta differenziata nella provincia è da anni ferma a poco più del 60%, in contrasto con quanto avviene a livello nazionale ed europeo. Migliori risultati si possono raggiungere con le soluzioni adottate da amministrazioni virtuose, tra cui la tariffazione puntuale. È importante un aumento dell’effettivo riciclo del materiale separato. Buona in questo senso la decisione di Silea di introdurre dal 2018 la raccolta separata di carta e cartone. L’aumento dell’efficacia della filiera richiede l’utilizzo di tecnologie esistenti, specialmente per il recupero del plasmix e delle plastiche meno appetibili economicamente, ma che si possono riciclare. È doveroso un intervento normativo a livello nazionale, che favorisca tali investimenti. Per quanto riguarda il forno inceneritore, ricordiamo che la capacità termica autorizzata dell’impianto di Valmadrera è ben al di sopra del fabbisogno effettivo di smaltimento provinciale. Questo significa che, con il decremento di rifiuti indifferenziati, l’impianto risulterà ancor più sovradimensionato nel prossimo futuro”.
“Inoltre, dopo l’atto di indirizzo del 10 maggio, il progetto del teleriscaldamento subisce un ulteriore ritardo, che ne riduce ancora la convenienza, almeno nella forma in cui è stato proposto. Con i tempi di realizzazione (previsti in 8-10 anni) il recupero del calore sprecato è molto limitato. I benefici sono superati dai costi economici, ambientali e per la salute: investimenti di decine di milioni di Euro che potrebbero essere investiti dai Comuni per l’efficientamento del patrimonio edilizio pubblico e privato, e per maggiori intercettazione e recupero di plastiche e altri rifiuti riciclabili.
Non abbiamo notizia di passi avanti per un nuovo studio di fattibilità della rete di teleriscaldamento, specie riguardante un’inclusione in essa di fonti ad energia rinnovabile. Infatti, come da noi proposto e accolto nell’atto di indirizzo, occorre valutare l’alimentazione con fonti di energia rinnovabile, senza ricorrere né ai rifiuti, né al gas. Un’eventuale rete di teleriscaldamento, se dimostrata più conveniente rispetto a una produzione decentrata di calore, deve essere alimentata esclusivamente da fonti rinnovabili e quindi senza l’installazione di grosse caldaie a gas come quelle previste dal progetto. Inoltre, c’è da considerare che l’auspicato miglioramento energetico del parco edilizio pubblico e privato ridurrà le richieste di calore”.
“Nell’ottica di indipendenza dall’inceneritore, al quale auguriamo vita breve, più che un’opera impattante e costosa che porta buona parte del calore da Valmadrera al lontano ospedale Manzoni di Lecco, è opportuno pensare a produzione decentrata di calore con pannelli solari termici e pompe di calore, o, se ambientalmente ed economicamente sostenibile, alla costruzione di mini reti di teleriscaldamento che possano servire utenze limitrofe.
“Chiediamo dunque all’assemblea dei soci di valutare i seguenti punti” hanno concluso:
1. La reale produzione di rifiuti indifferenziati da qui al 2030, prevedendo una raccolta differenziata di almeno il 75% e una maggiore efficacia della filiera del riciclo.
2. Il percorso di chiusura del forno, in accordo con la Regione, prima della scadenza dell’AIA, sostituendolo con sistemi più efficienti di trattamento dei rifiuti.
3. Lo studio di alternative a una rete di teleriscaldamento così estesa ed ingombrante: dalla produzione decentrata, alla costruzione di mini-reti, in ogni caso con fonti di energia rinnovabile, coinvolgendo gli altri gestori di servizi e le amministrazioni.
4. Nel caso non auspicato di conferma dell’originale progetto, la dimostrazione della futura totale
indipendenza della rete di teleriscaldamento da rifiuti e fonti fossili.