Maggio: niente di buono dall’Osservatorio di Confindustria

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Giovanni Maggi -Confindustria

LECCO – Nulla di confortante e positivo è emerso dall’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Confindustria Como relativa al mese di maggio 2012.  Infatti, continua la fase di incertezza, con segnali fra di loro contrastanti. Sia la domanda interna che quella estera continuano la fase di contrazione. La saturazione degli impianti produttivi è diminuita rispetto alla precedente rilevazione, mentre le previsioni economiche e occupazionali per le prossime settimane evidenziano preoccupazione da parte delle imprese. Le aspettative per i prossimi mesi risultano infatti particolarmente incerte, proprio come evidenziato nei giorni scorsi dal Centro Studi Nazionale con la nuova pubblicazione degli Scenari Economici. Punto dolente è ancora una volta la situazione legata alle insolvenze ed ai ritardi nei pagamenti mentre sul versante materie prime si registra una minore criticità, ad eccezione di alcune categorie di prodotti per le quali si riscontrano ancora aumenti.

GLI ORDINI
La dinamica degli ordini delle imprese delle due province mostra, in maggio, alcune schiarite rispetto a quanto rilevato ad aprile. Sul mercato interno permangono i segnali di stagnazione registrati nel mese precedente che però paiono lasciare spazio ad alcuni indicatori di stabilità, confermata sostanzialmente dai giudizi di diminuzione e crescita che tendono a bilanciarsi.
Oltre la metà delle imprese (il 52,8%) comunica, infatti, un mantenimento della domanda italiana (il 40,4% ad aprile) mentre salgono al 21,4% (dal 12,8% registrato in precedenza) i soggetti che rilevano ordini in aumento.
Il restante 25,8% delle imprese, infine, segnala una diminuzione della domanda. Il dato però risulta al di sotto di quanto registrato nella precedente edizione dell’Indagine, dove quasi un’azienda su due (il 46,8%) indicava un rallentamento dei volumi richiesti.
Anche sul versante delle esportazioni risultano in crescita le imprese che hanno mantenuto la quota di mercato (55,4%) o addirittura consolidato il loro posizionamento (21,6%), a fronte di un 23% di soggetti che ha comunicato, invece, di aver perso competitività all’estero. Vale la pena sottolineare, però, come i giudizi in diminuzione siano passati dal 31,2% di aprile al 23% di maggio.
“Ciò che emerge dai dati riguardanti il territorio lecchese ricalca sostanzialmente lo scenario generale – commenta il Presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi – I giudizi delle imprese esprimono una fase di attività lievemente più intensa rispetto a quanto rilevato ad aprile. L’export si conferma il principale elemento propulsore del tessuto manifatturiero della nostra realtà provinciale, con il 73,4% di imprese che comunicano un posizionamento stabile o addirittura in crescita e un 24,6% di soggetti indicanti una diminuzione degli ordini, mentre le dinamiche registrate sul mercato interno, pur rivelando ancora qualche segnale di difficoltà, risultano più stabili rispetto ai mesi precedenti”.
Per il campione lecchese si registra, infatti, sul mercato interno stabilità per il 48,6%, aumento per il 23% (in crescita rispetto al 12% di aprile) dei soggetti e diminuzione per il 28,4% (dato in miglioramento se confrontato al 35,4% della precedente edizione).

LA PRODUZIONE
L’attività produttiva delle imprese dei territori di Lecco e Como ha registrato una tenue ripresa rispetto ai livelli del mese precedente. I giudizi indicanti un aumento si sono attestati al 24,4%, superiori ai giudizi di diminuzione fermi al 17,4%. Per il rimanente 58,2% del campione non si segnalano invece variazioni. Situazione dunque diversa rispetto allo scorso mese di aprile, durante il quale il 41,2% del campione aveva dichiarato di aver subito una diminuzione della propria attività produttiva e i giudizi che indicavano un aumento erano fermi a poco più del 14%.
Va tuttavia evidenziato che, a fronte di tale miglioramento, si registra una diminuzione nella percentuale di saturazione degli impianti di produzione, che passa dal 72,3% al 71,4%.
Analizzando la situazione per le imprese di Lecco non si notano significative differenze.
“I dati a livello nazionale rilasciati dal Centro Studi di Confindustria e riguardanti la produzione in maggio si attestano ad una variazione di -1% su aprile – afferma Giovanni Maggi. Gli indicatori della nostra realtà territoriale sono un esempio di quanto il tessuto manifatturiero lecchese mantenga una certa vitalità, nonostante la crisi. I risultati conseguiti dal settore manifatturiero lecchese, come emerso nell’Assemblea Generale di Confindustria Lecco dello scorso 29 giugno, dimostrano quanto il territorio conservi la sua capacità di creare valore e la centralità delle nostre imprese”.

 

IL FATTURATO
Per quanto riguarda il fatturato, le imprese di Lecco e di Como comunicano di aver assistito ad una fase di parziale recupero del proprio volume d’affari nel 41,1% dei casi. Il dato si rivela in aumento rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Indagine (in cui i giudizi di crescita si attestavano al 19,4%).
Nei rimanenti casi, oltre un’impresa su tre (36,7%) ha segnalato stabilità delle vendite e il 22,2% una riduzione (ad aprile tale percentuale era invece del 47,2%).
I fenomeni legati alla stagionalità delle produzioni incidono, nella definizione dello scenario presentato, per meno di un caso su cinque (il 18,4%).
Il quadro generale è confermato anche a livello lecchese. I giudizi delle imprese indicano un recupero del fatturato nel 42,7% dei casi, stabilità nel 37,3% e riduzione nel restante 20%.
“Per Lecco – sottolinea Giovanni Maggi – i dati evidenziano un aumento dei giudizi positivi ed una riduzione di quelli negativi, passati dal 52,7% di aprile a 20%. Anche nel caso lecchese, la stagionalità dei prodotti è un fenomeno che riguarda meno di un’impresa su 5”.

 

LE PREVISIONI
Le imprese dei due territori continuano a manifestare perplessità circa la situazione delle prossime settimane. Oltre la metà del campione (62,5%) ha indicato di non attendersi variazioni, ma è elevato il numero di soggetti che prevedono un ulteriore deterioramento della situazione attuale (28,4%). La percentuale di giudizi indicanti una crescita rimane ferma al 9,1%.
Il dato sulla visibilità delle attività conferma un quadro di forte incertezza: scende dal 20% a poco più dell’11% la percentuale di aziende con un orizzonte temporale superiore al trimestre, mentre aumentano le imprese con una visibilità limitata a poche settimane (dal 44,8% di aprile all’attuale 46%) o comunque inferiore ai tre mesi (da 35,2% a 42,5%).
Lo scenario non varia se si analizza la situazione del lecchese, a testimonianza di come tutte le imprese del Paese guardino alle prossime settimane e ai prossimi mesi con molta preoccupazione.
“È evidente che permangono ancora molte criticità – commenta il Presidente Maggi. Ma noi imprenditori continuiamo a resistere e ad investire nelle nostre aziende, augurandoci che si possano creare il prima possibile le condizioni per consentire al Paese di eliminare i freni e tornare a competere”.

 

LE MATERIE PRIME
Minore criticità si riscontra rispetto al costo associato all’approvvigionamento delle materie prime, elemento tra quelli di maggior attenzione per le aziende di entrambe le province nelle precedenti Indagini.
L’83% del campione ha comunicato di non aver subito particolari variazioni di prezzo delle principali commodities acquistate durante il mese di maggio. Nei casi restanti, il 10,5% delle imprese ha segnalato riduzioni sui listini prezzi mentre il 5,8% dei soggetti ha indicato incrementi.
Le entità delle variazioni dei prezzi sono risultate differenti a seconda della tipologia di materiali.
Nel caso dei metalli il prezzo è variato mediamente del 5% sia in aumento che diminuzione (metalli ferrosi e non ferrosi hanno assunto dinamiche differenti). In alcuni casi la variazione subita dai listini ha raggiunto la soglia del 10%.
Le materie prime tessili hanno registrato per la maggior parte aumenti sino al 5% del prezzo rispetto ai livelli di aprile.
L’acquisto di materie plastiche e chimiche è stato soggetto prevalentemente ad incrementi nell’ordine del 5%. In casi meno frequenti, per contro, si sono registrate diminuzioni del prezzo sino al 10%.
Lo scenario delle imprese di Lecco assume gli stessi toni esaminati a livello generale, con oltre l’85% del campione che ha indicato, in maggio, stabilità dei prezzi delle materie prime generalmente impiegate. Nel caso di variazioni, si è trattato in prevalenza di aumenti fino al 5% del prezzo (dal 60% dei casi per le materie tessili sino al 73% delle materie plastiche e chimiche). Difformi invece i giudizi sulle materie prime metalliche, ferrose e non ferrose, per le quali i casi di aumento e diminuzione (entrambi sulla stessa entità, sino al 5%) si sono bilanciati.

 

LA SOLVIBILITA’
Continua ad aumentare la percentuale di imprese che segnala un incremento dei casi di insolvenza o di ritardo nei pagamenti, passando dal 69,4% di aprile al 73,9% di maggio. Un ritorno dunque quasi ai livelli di inizio anno, quando si registrava un valore di poco superiore al 76%. Come indicato da un’impresa su tre la situazione di maggio è peggiorata, mentre per la parte rimanente del campione non si sono registrati comunque miglioramenti in tal senso.
Per le imprese della provincia di Lecco si registrano percentuali leggermente inferiori per quanto riguarda i casi di insolvenza o di ritardo nei pagamenti (68,5%), ma si tratta anche in questo caso di un dato in peggioramento rispetto al mese precedente (66,2%) e, oltretutto, i giudizi sulla situazione del mese di maggio sono ancora più severi, con il 35,6% del campione che ha indicato un esacerbarsi della situazione.

 

I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
Si evidenziano ancora criticità nei rapporti tra imprese e gli Istituti di credito. Nonostante il 77,5% di giudizi non indichino variazioni, circa un’impresa su cinque (19,1%) segnala invece un peggioramento delle condizioni praticate.

 

L’OCCUPAZIONE
Lo scenario occupazionale di Lecco e di Como evidenzia, in maggio, una stabilità indicata dall’82,2% del campione. Permangono elevati, per contro, i giudizi di diminuzione dei livelli (11,1%) che si rivelano superiori a quelli di crescita (6,7%).
Per i prossimi mesi non sono previsti significativi miglioramenti e la situazione di contrazione dovrebbe protrarsi, così come espresso da circa un’impresa su quattro (24,5%), nonostante il 72,2% delle imprese prospetti un mantenimento degli attuali livelli anche per le prossime settimane.
I dati relativi alle imprese di Lecco evidenziano una situazione dai toni simili, con un’elevata percentuale del campione (84%) che indica stabilità e con giudizi positivi e negativi che si bilanciano e risultano pari all’8%.
A livello previsionale, per contro, la situazione risulta incerta. Un’azienda su quattro (il 25,3%), infatti, comunica ipotesi di possibile ribasso occupazionale nel proprio settore di appartenenza nei prossimi mesi.
“Purtroppo la stabilità dei livelli occupazionali trova in parte spiegazione nel ricorso agli ammortizzatori sociali che negli ultimi mesi si è fatto più intenso – sottolinea il Direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. Analizzando i dati degli occupati mediamente coinvolti a zero ore nel mese di maggio, la cassa integrazione ordinaria è aumentata del 23% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre la variazione rispetto ad inizio anno è superiore, e pari a circa il 36%. Nel caso delle forme più gravi, CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà, invece, si riscontra un aumento dell’utilizzo pari al 73% rispetto a maggio dello scorso anno. Il confronto con i livelli di inizio 2012 rivela, anche in questo caso, un innalzamento dell’utilizzo, pari al 57%.