Belledo. Una folla per l’addio a Matteo Ripamonti: “Ci hai insegnato come si vive”

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funerali matteo ripamonti

In tantissimi sabato mattina per l’ultimo saluto all’ex sindacalista, volontario e consigliere comunale

Il commosso ricordo del sindaco di Lecco: “Ci hai insegnato come si vive, e solo se vivi così allora si spiega perché si muore così, col cuore sereno”

LECCO – La chiesa di Belledo non è riuscita a contenere tutte le persone che sabato mattina hanno voluto dare l’ultimo saluto a Matteo Ripamonti, consigliere comunale, sindacalista, volontario, scomparso lo scorso 9 novembre dopo una rapida e terribile malattia.

funerali matteo ripamontiC’erano tutti: il sindaco Mauro Gattinoni e la sua Giunta, i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, anche di passate amministrazioni, l’ex sindaco Virginio Brivio, amministratori dei comuni limitrofi, il mondo del lavoro e del sindacato e quello del volontariato. La città di Lecco si è stretta intorno alla famiglia di Matteo Ripamonti, condividendone il dolore ma anche l’esemplare serenità.

funerali matteo ripamontiUna vita dedicata ad aiutare gli altri, prima nel sindacato, poi, dopo la pensione, attraverso il volontariato attivo e infine tramite l’impegno politico. “Hai sempre creato legami sinceri – il ricordo di Gianni Todeschin, ex Segretario della Cisl di Lecco – grazie per i semi che hai piantato e sei riuscito a coltivare fino all’ultimo. Non penso di essere stato il solo ad esserti venuto a trovare con un pugno allo stomaco ma la tua serenità e quella della tua bella famiglia sono riusciti a consolarmi”.

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Il sindaco Mauro Gattinoni

“Tutti qui oggi abbiamo qualcosa in comune – ha detto il sindaco, la voce rotta dalla commozione – un sentore di serenità, che si accompagna ad un singhiozzo e a qualche lacrima sincera ma anche a tenerezza e gratitudine. L’ultima volta che ci siamo visti, qualche giorno fa, il tempo è volato. Salutandoti mi sono venute in mente le parole di San Paolo: ‘Ho combattuto una buona battaglia’. Sembra scritta apposta per un sindacalista. Ma anche in politica si devono combattere buone battaglie, non per il potere personale ma per gli altri. Quella battaglia buona la combattevi nei tuoi tanti impegni quotidiani, sempre schierato dalla parte dei bisognosi”.

“Quando i medici ti hanno detto chiaramente che eri a fine corsa non ti sei lasciato scoraggiare: proprio come nella corsa, quando sei in ballo devi arrivare per forza fino in fondo e arrivarci bene, senza lasciare le cose a metà. Ci hai insegnato come si sta dentro i problemi, senza scorciatoie – ha continuato il sindaco – Ora cosa possiamo fare? Pragmatico. Essenziale. Matteo. E poiché in quel difficile ultimo chilometro eri consapevole che ogni giorno in più era donato, hai scelto di dedicare il tuo ultimo tempo all’incontro e all’ascolto dei tanti che sono venuti a salutarti. Io ho conservato la fede, Matteo, ma questo onestamente è un mistero: quella serenità, quella pace con cui hai affrontato quest’ultimo periodo sono esemplari. Ci hai insegnato come si vive, e solo se vivi così allora si spiega perché si muore così, col cuore sereno. Ciao Matteo, e grazie”.

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Don Raffaele Anfossi

“Tutti noi qui presenti rappresentiamo un tassello della sua vita, grande o piccolo che sia – ha detto durante l’omelia Don Raffaele Anfossi, cappellano dell’Ospedale Manzoni di Lecco – la vita di Matteo è stata fatta di tante cose, della famiglia, del lavoro, del sindacato, della Cooperativa, della Caritas, dell’impegno politico, tutto vissuto con un grande senso di fede cristiana. E lui, ne sono certo, vi direbbe grazie per essere qui. Frequentava la messa delle 7,45 la domenica, poi aveva tutti i suoi impegni – ha ricordato il prete – Verso fine agosto succede una cosa strana: lo vedo comparire a messa tutti i giorni. Ricordo un incontro in sacrestia, mi disse che voleva approfondire la spiritualità, dedicarsi alla preghiera. Io ho visto in Matteo un uomo che ha saputo affrontare con fede sincera la sua vita, intuendone i vari passaggi e vivendoli fino alla fine. Quando gli hanno diagnosticato la malattia ci sono stati momenti di paura e angoscia, e la nostalgia di chi avrebbe dovuto lasciare. Poi mi aveva detto “Iniziamo la nostra cronoscalata’ e così ha fatto. Consapevole che era giunta la sua ora, ma non con rabbia. Chi ama la sua vita, la perde”.

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La messa è stata scandita dai canti del Coro Ad Libitum Lecco diretto da Daniela Garghentini, nipote di Matteo Ripamonti. Al termine delle celebrazioni la musica ha accompagnato il viaggio della bara fuori dalla Chiesa, sul sagrato affollato di cittadini che con la loro presenza hanno promesso di non dimenticare Matteo e il suo esempio.

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