Alberi da abbattere sul lungolago. Buizza: “Una rappresaglia”

Tempo di lettura: 5 minuti

LECCO – Giorgio Buizza interviene riguardo al taglio già previsto, con un’ordinanza del sindaco, di sette alberi sul Lungo Lago ‘condannati’ dalla perizia commissionata dal Comune sul loro stato di salute (qui l’articolo)

 

Giorgio Buizza

“In linguaggio militare si chiamerebbe ‘rappresaglia’.

Avendo dovuto ‘liberare’ due alberi in via Sassi (un olmo e un acero) per non aver trovato colpe a loro carico, bisognava ricuperare l’arretramento e dimostrare di essere reattivi per ogni evenienza. Per due liberazioni a furor di popolo, sette nuove “catture”.

Basta progetti, commissioni consiliari, commissione per il paesaggio, Soprintendenza, perdite di tempo e iter complicati: una perizia tecnica (di cui ancora non si conosce il contenuto), l’ordinanza del Sindaco contingibile e urgente (atto dovuto), la contrassegnatura ben evidente, il tempo di scaldare i motori, e l’inizio immediato dei lavori: gli alberi saranno tagliati a partire da domani. Emerge prorompente l’efficienza del sistema nel mese di agosto.

A Lecco gli alberi non si curano, non si potano quando e dove serve, non si rispettano quando si asfalta il sito di impianto, o quando si posizionano i cordoli o si scava, non si mettono in sicurezza con le operazioni agronomiche più opportune: si tagliano. É così da decenni e sarà così ancora per molto. La lunga storia di questi alberi finisce per una dichiarata esigenza di sicurezza che si è resa evidente proprio in questo periodo tanto da richiedere una ordinanza urgente del Sindaco.

Da notare che ci sono ancora in piedi alcuni alberi giudicati di classe D e destinati al taglio nel 2105 che sono ancora in piedi a tre anni di distanza. Dove stava l’urgenza per quegli alberi? La dichiarata grave situazione di allora era uno scherzo? La sicurezza non è più richiesta?

Oggi sul lungo Lago nell’area del Monumento ai Caduti due ippocastani (su un totale di 7 alberi) presentano evidenti sintomi di deterioramento interno del fusto, ormai irrecuperabile, da cui può derivare l’opportunità di eseguire il taglio. Un ringraziamento va a chi, tanti anni fa, ha deciso di tenere in piedi questi alberi proprio al limite del marciapiede, quando la carreggiata del lungolago raddoppiò la sua dimensione. Ci è stata concessa la loro presenza per 40 anni abbondanti. Oggi questa cautela non sarebbe adottata”.

 

Nel riquadro l’olmo destinato all’abbattimento

 

“Secondo il pensiero dominante, anche questi alberi si trovano nel posto sbagliato nonostante ci fossero molto prima della strada, del monumento ai caduti, del campo giochi e del raddoppio della carreggiata stradale. Quando sono stati posti a dimora c’era un grande spazio verde completamente e densamente alberato.

Quale sia la colpa dell’olmo (n° 2119) (probabilmente gemello e coetaneo di quello di via Sassi) e dei platani nella zona dei giochi, non è dato sapere; sia sull’olmo che sui platani si vedono esigue cavità conseguenza di potature di medie dimensioni, risalenti a molti anni fa che non hanno impedito alle piante di permanere al loro posto, di continuare a crescere e di svolgere la loro importante funzione ecosistemica all’interno di un contesto urbano sempre più povero di verde.

Un diradamento di un popolamento molto fitto è anche auspicabile, ma va programmato e attuato con le dovute cautele altrimenti si rischia di mettere in crisi la tenuta degli alberi vicini che restano in piedi ma più esposti ai venti dominanti. Da rilevare che solo tre anni fa le stesse piante sono state oggetto di verifica da parte del perito incaricato del censimento arboreo. Tutte allora furono classificate in classe C (problematiche, ma non a rischio) indicando a scopo cautelativo la necessità di ricontrollo dopo 2-3-4 anni a seconda delle piante”.

Zona del Monumento ai caduti agli inizi del 900. – Cartolina della collezione dello Studio Maitre (Foto in copertina del volume di Aloisio Bonfanti – Dal vecchio borgo alla grande Lecco – 2007)

 

“Cosa è mutato dal 2015 ad oggi su queste piante? Ci sono stati segni di cedimento, rotture, aumento dell’inclinazione, principio di sradicamento? Funghi che degradano il legno? Nulla di tutto ciò. Probabilmente le carie si sono ristrette per accumulo di nuovo legno ai bordi, gli spessori di legno sano sono aumentati. Si può affermare che il livello di tenuta strutturale è aumentato rispetto al precedente rilievo”.

“Se penso a quanti platani (tra i pochi rimasti) in viale Valsugana, in viale Monte Grappa, in via Ferrario, sul Lungolago, presentano buchi e cavità all’incastellatura o lesioni derivanti da potature mal fatte in passato, c’è da rabbrividire pensando alla prossima perizia e alla prossima “passata”. Tutte queste piante saranno assoggettate a ‘ricontrollo’ che, come nel caso attuale, avrà voluto significare ‘finalmente taglio’.

Anziché predisporre un piano organico del verde o un piano complessivo delle manutenzioni (tutti strumenti indicati a livello ministeriale dopo l’approvazione della L. 10/2013 e destinata ai Comuni) si procede con interventi spot, un po’ qui un po’ là. Qualche albero da abbattere lo si trova sempre soprattutto se il metro di misura è quello adottato finora.

Peccato che non ci siano tutori ufficiali del verde, peccato che gli alberi non siano dotati di parola per una loro autonoma protesta; la loro sopravvivenza è delegata, loro malgrado, a qualche vorace tecnico che utilizza regole e parametri che si è autoconfezionato, che trova ampi consensi tra coloro che il verde lo dovrebbero curare e potenziare e non fanno altro che depauperarlo.  Non siamo “più sicuri”: siamo “più poveri”!

Giorgio Buizza