LECCO – “Caro signor Panzeri,
nessuno ha mai voluto negarle il diritto di esprimersi a favore della Convenzione tra l’Associazione delle scuole dell’infanzia paritarie, che lei rappresenta, e il Comune di Lecco, ma non dimentichi che è stato lei a chiamare in causa la “coppia Magni-Parisi”, come ora ci definisce, asserendo che “abbiamo dato un’immagine distorta della realtà”, sentendosi poi in dovere di ristabilire “la verità” con puntualizzazioni che non trovano più rispondenza con le richieste avanzate da noi e da molti altri concittadini, firmatari dell’appello di cui ci siamo fatti promotori.
Il minimo che potessimo fare, pungolati da quei riferimenti al nostro operato e alla nostra “ideologia”, era rispondere.
E’ ciò che abbiamo fatto, persino con una certa ironia e un po’ di sano sarcasmo, che solo le menti più aperte sanno cogliere e sorriderci su, passando poi seriamente, ancora una volta, ai chiarimenti della nostra proposta, volta all’allargamento dell’offerta scolastica per la scuola dell’infanzia, che a Lecco vede una netta sproporzione tra il numero delle scuole paritarie e scuole statali, fatto che limita fortemente la libertà di scelta per chi intende iscrivere i propri figli nella statale, e volta a non far pesare economicamente sui lecchesi il costo delle iscrizioni dei bambini provenienti dai Comuni limitrofi.
Questo è quanto, in estrema sintesi. E’ incomprensibile, quindi, che lei signor Panzeri viva questa vicenda come un fatto personale. Che non comprenda, nonostante il ruolo che ricopre, che questa è un’azione politica che investe diverse parti e che è essenzialmente rivolta alla nostra Amministrazione comunale, nella quale riponevamo la speranza di modifiche, molto moderate, alla suddetta Convenzione.
La sua reazione scomposta non le fa onore: anche in politica (si è reso conto che ci muoviamo su un terreno politico e non personale? !?) si cerca di trattenere i toni, soprattutto se le occasioni di contrasto, per quanto d’importanza, non sono poi di natura così vitale. O si vince o si muore… Non diventiamo ridicoli!
Purtroppo, poiché mi ha chiamato pubblicamente in causa, mi costringe a risponderle pubblicamente, benché nessun lettore, nemmeno quelli abituati ai più infimi talk- show televisivi, potrà essere interessato a ciò. Ma voglio farle notare che le espressioni da lei usate: “rozzi professori, malignamente, i due giudici, i due inquisitori, odio che ci rode dentro…”e altri complimenti, non certo usati con ironia che, seppur pungente sarebbe stata accolta nel rispetto del gioco delle parti, ma colmi di incomprensibile ed esagerato livore, l’hanno fatta cadere molto in basso.
Io neppure la conosco e pertanto non oso qualificarla in nessun modo possibile, posso tuttavia permettermi di rimandare al mittente almeno un epiteto tra tanti: rozzo. Rozzo lei, senza sconti,per il modo viscerale con cui si è rivolto nella sua replica.
E qui termino, costretta a colloquiare con lei per la prima ma anche ultima volta, mentre continuerò questa e tutte le altre battaglie politiche e/o per i diritti civili nelle quali mi riconosco e credo”.
Professoressa Viviana Parisi