Unioni Civili anche al Lavello tra le contraddizioni della maggioranza

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Il sindaco Cesare Valsecchi e il vicesindaco Massimo Tavola

CALOLZIO – Un’amministrazione “a pezzi che tira a campare”, così è stata definita dall’opposizione la giunta Valsecchi che sembra sempre più navigare a vista in un mare di nebbia, senza risparmiarsi strafalcioni e arrampicamenti sugli specchi.

Al centro, nella seduta di consiglio comunale nella serata di lunedì, le dimissioni, mancate, la questione scuole, dimenticata, e la delibera in merito alla celebrazione di unioni civili nel Monastero del Lavello, sottovalutata dagli assessori.

Le dimissioni, non arrivano, almeno per ora; “non abbiamo intenzione di danneggiare i cittadini, prima del 20 febbraio – termine ultimo per andare al voto subito, senza procrastinare alla prossima tornata elettorale -se non ci sarà la maggioranza arriveranno le dimissioni” ha dichiarato il sindaco Cesare Valsecchi, in risposta all’ombra del commissariamento sollevata dal capogruppo per Lega Nord Marco Ghezzi; “non è possibile andare avanti in questa lenta agonia, ogni settimana c’è un  problema, valutate se è il caso di staccare o meno la spina, ma esistono dei tempi, c’è il rischio che, se non decidete rapidamente, il comune venga commissariato per  10 o 15 mesi, si bloccherebbe tutto e la situazione non può che degenerare ulteriormente”.

Il capogruppo Lega Nord Marco Ghezzi

 

Fra le polemiche ad inizio seduta, la questione scuole, una bomba ad orologeria destinata a scoppiare fra le mani della maggioranza non appena a febbraio saranno resi noti i dati relativi alle iscrizioni, ma che pare abbandonata a sé stessa, accantonata in seguito alla bocciatura del piano di riorganizzazione; “ ci troviamo senza un piano e lasciamo i genitori nell’assoluta incertezza, cosa volete fare?” così Marco Ghezzi, a cui di fatto non è stata data alcuna risposta.

Il sindaco Cesare Valsecchi e il vicesindaco Massimo Tavola

 

“Un bel tacer non fu mai scritto”, come si suol dire, potrebbe essere riassunta così la successiva discussione in merito alla delibera, votata ad unanimità in giunta lo scorso 13 gennaio, che autorizzerebbe i “matrimoni civili” presso il monastero del Lavello, degenerata in un tentativo maldestro di giustificazione, che ha distolto dal dare il giusto peso alle parole. L’esito: una serie di strafalcioni e arrampicamenti sugli specchi. “Tutta la giunta sapeva cosa stava votando? Eravate consapevoli che, secondo la legge Cirinnà, si comprendevano anche le unioni civili?” così Marco Ghezzi, insinuando il dubbio, viste le dichiarazioni, ufficiose, e contrastanti dei vari assessori nei giorni scorsi. “C’è una legge nazionale e l’Amministrazione non può fare disparità di trattamento tra i cittadini, al monastero del Lavello si potranno celebrare anche le unioni civili. Abbiamo chiesto il parere della fondazione Lavello, di cui è parte la fondazione Bernareggi, legata alla Curia, richiederemo loro un’ulteriore conferma” ha tagliato corto il sindaco.

Ma la smentita era dietro l’angolo; “ritengo che la nostra delibera non possa richiedere l’applicazione del comma che equipara i matrimoni civili alle unioni fra persone dello stesso sesso, io avrei voluto una legge diversa – ha detto il vicesindaco Massimo Tavola – bisogna fare delle valutazioni perché la nostra delibera si riferiva ai matrimoni” ha poi concluso ammettendo di aver “votato – seppur a favore – senza le dovute valutazioni e con incertezze”.

Il vicesindaco Massimo Tavola

 

“I dubbi che ho espresso – pochi giorni fa tramite social- non riguardano l’amministrazione, ma la mia persona, una situazione di tale delicatezza non dovrebbe essere buttata in polemica, ammetto che ingenuamente non sapevo fino in fondo di cosa si stesse parlando” ha poi buttato benzina sul fuoco il neo capogruppo Paolo Autelitano, mentre l’assessore Paolo Cola si è detto offeso dell’insinuazione; “abbiamo votato con consapevolezza, a Calolzio ci sono 4 possibili location per celebrare delle nozze civili – la sala consiliare, il castello di Rossino, Villa de Ponti e il Monastero del Lavello – una sola ha carattere religioso, credo sia nella sensibilità di un’eventuale coppia gay di scegliere fra le altre tre”.

Poi ancora: “la sala del monastero è stata individuata sia per celebrare matrimoni che unioni, sono convinta che questo sia giusto – così l’assessore con delega alle pari opportunità Wilna De Flumeri – confermo la decisione della giunta che al suo interno può avere sensibilità diverse, ma che di fatto si è espressa ad unanimità”. Insomma, tutto ed il contrario di tutto.

 

“Siete di un’ingenuità preoccupante e disarmante, il vicesindaco non può decidere il comportamento delle persone, da amministratore non può pensare che la gente la pensi come lei, persino il Papa è più avanti di voi – ha inveito dai banchi della minoranza Dario Gandolfi – state mettendo in dubbio la libertà dei cittadini, mi sembra di essere tornato indietro di 40 anni”. Anche per l’ex capogruppo, ormai lontano dalla maggioranza che fino a qualche settimana fa rappresentava, Roberto Monteleone in caso di indecisione “avrebbe dovuto astenersi rivolgendosi nello specifico al vicesindaco Tavola- probabilmente non era consapevole di cosa stesse votando”.

A Calolzio la maggioranza è allo sbando, e sembra ormai essere venuto meno fra i suoi membri il ‘fil rouge’ necessario per governare. A sostegno di ciò il comunicato stampa, recapitato nella giornata di martedì, successiva al consiglio, in cui si conferma che la delibera comprende (e ne era consapevole) la celebrazione delle unioni civili nel Monastero del Lavello, a firmarlo solo il primo cittadino e l’assessore De Flumeri, i restanti assessori? Dall’amministrazione fanno sapere che è uso firmino i comunicati il sindaco e l’assessore delegato.