Nell’opulento Occidente, l’Unicef promuove gesti simbolici per portare l’attenzione su una vera e propria strage che si compie ogni giorno: 22mila bambini ogni giorno muoiono nel mondo per cause prevenibili.
Una enormità che con la prevenzione e le cure si potrebbe evitare. Così i bimbi di casa nostra diventano ambasciatori degli obiettivi dell’organizzazione mondiale a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, anche qui a Lecco, come è successo l’anno scorso a Quedraogo Cherly Davicisi di Santa Maria Hoè o a Mattia Barossi di Valmadrera l’anno prima. La loro nomina è casuale perché legata al loro primo vagito: se è a ridosso della fine dell’anno all’inizio di quello nuovo.
L’intento è di sopprimere lo sfruttamento del lavoro infantile, ridurre di due terzi il tasso di mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni, di tre quarti la mortalità materna. Inotre c’è da evitare il rischio di esclusione dall’agenda del Millennio e dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia.
Obiettivi enormi che per essere raggiunti serve l’impegno di tutti e anche una attenzione alta su queste problematiche in modo che i governi della terra si sentano sempre impegnati e incalzati dalle proprie popolazioni verso questi traguardi.
A salutare il nuovo amabsciatore, il primo gennaio, ci saranno il prevosto mons. Cecchin e il presidente della sezione provinciale dell’Unicef Savatore Tarallo e Rinaldo Zanini direttore del dipartimento materno infantile dell’azienda ospedaliera lecchese.