E’ la prima scuola lecchese ad avere introdotto questo approccio didattico, inventato dal danese Ørberg
Ai ragazzi fatta apprendere la lingua classica in maniera più stimolante e ludica, attraverso il parlato e la lettura di testi. La preside Pettenella: “Vogliamo far riscoprire il valore di questa disciplina”
LECCO – “Il latino è una lingua morta”. Si sprecano le volte in cui si è sentita pronunciare questa frase, non solo tra le mura degli edifici scolastici da alunni annoiati durante le lezioni, intenti a memorizzare declinazioni e avverbi tra sospiri e sbuffi. “A cosa serve imparare una lingua che non si parla nemmeno più?”, un’altra considerazione tipica. E si potrebbe andare avanti ancora. Eppure c’è chi un tentativo di sfatare concretamente questi miti lo sta facendo sul nostro territorio: il Collegio A.Volta di Lecco portando nelle aule il metodo natura, un unicum (tanto per rifarci alla lingua latina) nel panorama lecchese, anche se non è da escludere che prossimamente altri istituti del circondario decidano di seguire il suo esempio e adottarlo. Un metodo, ideato dal grammatico danese Hans Henning Ørberg, che si propone di far apprendere il latino come fosse una lingua “viva” al pari dell’inglese, del francese, dello spagnolo e delle altre lingue moderne, invogliando gli studenti a impararlo e ad accresce la curiosità verso di esso.
Ma in cosa consiste esattamente il metodo natura? “Si tratta di un’alternativa all’approccio tradizionale per insegnare il latino che ho avuto modo di conoscere per la prima volta in America, dove ho vissuto per sette anni – spiega la dirigente scolastica Marta Pettenella -. Qui ho dovuto adottare il metodo natura per spiegare il latino agli studenti. Rispetto al sistema tradizionale, basato sulla logica (si mettono in pratica operazioni di deduzione e induzione) e focalizzato sulla traduzione, il metodo natura recupera una dimensione più linguistica e orale del latino, che viene definito spesso erroneamente come una lingua morta, che permette ai ragazzi di accostarvisi senza ricevere una mole di nozioni da memorizzare, come le desinenze ad esempio. Si cerca di rendere la lezione più dinamica e interattiva, senza spiegare le regole grammaticali, ma partendo dalla lettura di un testo che racconta la vita di una famiglia romana. Sentendo il professore esprimersi in latino, gli studenti provano a intuire cosa viene detto e poi cercano di parlarlo, proprio come si fa con le lingue straniere moderne. Dal racconto si ricavano poi gli esercizi da svolgere”.

Quest’anno il metodo natura al Volta è stato introdotto in prima superiore al liceo scientifico e in terza media, nel corso di un laboratorio pomeridiano durato un quadrimestre, da settembre a gennaio. “Se inizialmente per i ragazzi è stato strano sentire parlare in latino, col tempo è diventato piacevole e non hanno riscontrato difficoltà nell’apprendimento, anzi hanno trovato le lezioni divertenti – spiega la prof.ssa Camilla Longhi, docente di discipline letterarie e latino, che insieme alla collega Beatrice Spreafico è entrata per la prima volta a contatto con questo metodo e si è ritrovata ad applicarlo durante le lezioni (nel caso di Longhi in terza media, mentre di Spreafico in prima liceo) -. Il testo adottato si basa sulla ripetizione in modo tale che i ragazzi possano familiarizzare con la lingua, intuire vocaboli e regole grammaticali. Alla fine di ogni unità didattica ci sono gli esercizi che possono consistere nel completamento di frasi, domande e risposte di comprensione in latino, vocabolario. Noi docenti abbiamo l’assoluta libertà, al termine della lettura, di proporre le attività che vogliamo inclusi giochi di ruolo, rebus e far guardare dei video. Anche per noi insegnare con questo metodo è stimolante, è un campo dove c’è ancora tanto da scoprire e sui cui lavorare. Un altro aspetto interessante è che non viene utilizzato più il dizionario, ma ciascun alunno crea il proprio quadernetto in cui segnare i termini, arrivando a costruire consapevolmente e attivamente il proprio vocabolario. A casa come compito viene richiesto soprattutto di leggere ad alta voce, di recitare. Grazie al metodo natura la curiosità dei ragazzi viene preservata più a lungo, e le lezioni rese meno pesanti e noiose”.
Longhi ci tiene poi a precisare che il risultato finale, ovvero far sì che gli studenti conoscano e sappiano padroneggiare il latino, si raggiunge ugualmente anche preferendo il metodo natura a quello tradizionale: “Gli obiettivi sono gli stessi, cambia solo il processo che permette di avere dimestichezza con la lingua e capire gli autori senza che ci sia bisogno della traduzione. Uno studio del latino finalizzato alla conoscenza delle nostre radici culturali”.
A dover prendere confidenza col metodo natura non sono stati solo gli studenti, ma anche le stesse docenti: “Per insegnare latino ho sempre impiegato il metodo tradizionale – continua la prof.ssa Longhi – quindi per la mia collega Beatrice e per me è stato come fare un salto nel vuoto. Nonostante le nostre competenze, non avevamo mai approcciato al latino parlandolo o facendo giochi linguistici. Ad affiancarci e ad aiutarci a padroneggiare il metodo natura è stato Enrico Tanca, classicista che insegna latino e greco in un liceo milanese oltre a essere membro di Athena Nova, associazione che si occupa di studiare le lingue antiche. Con lui abbiamo fatto un corso di aggiornamento quest’estate dove ha contestualizzato e spiegato il metodo natura, ci ha fornito anche materiale in latino come favole, audio e canali YouTube. All’inizio eravamo un po’ intimorite perché un conto è conoscere le regole grammaticali, un altro presentarsi in latino. Più passava il tempo però più acquisivamo il vocabolario e con esso la scioltezza nel parlare”.

Elogi per la capacità di mettersi in gioco delle docenti sono arrivati anche dalla preside che le ha definite “disponibili ed entusiaste” a buttarsi in questa nuova avventura.
Feedback favorevoli sono arrivati anche dai genitori, che hanno ben accolto l’introduzione di questo metodo nel collegio: “Il riscontro durante le prime assemblee è stato positivo – conferma Pettenella -. Alcuni di loro ci hanno raccontato che i figli, ex alunni del nostro liceo, hanno scoperto il metodo natura fuori dalla scuola e se ne sono appassionati, mettendosi a studiare il latino in autonomia seguendo questo approccio”.
Insomma, il metodo natura dimostra che il latino è tutt’altro che una lingua morta come si dice in giro, e a dare sostegno a questa tesi anche un’esperienza vissuta da Pettenella durante il suo soggiorno americano, che ci racconta: “Un’estate un mio amico olandese classicista e io siamo andati a seguire un convegno a Lexington, in Kentucky. Prima che iniziasse ci hanno fatto giurare che, per tutta la settimana, avremmo dovuto parlare solo in latino. Un’impresa tutt’altro che semplice da attuare nella quotidianità. E a questo convegno, a differenza di quanto si potrebbe credere, non partecipavano solo intellettuali (per così dire) ma anche famiglie, idraulici, bambine. Persone di ogni età ed estrazione sociale, segno di come in America le lingue classiche siano percepite come cool”.
Far tornare il latino “cool” è proprio l’intento del Volta, che per ora vede la sperimentazione del metodo natura promossa a pieni voti. “Per il prossimo anno l’intento è di continuare sulla strada avviata, sperando di trasmettere il valore di questa disciplina e portare avanti la nostra battaglia culturale. Intendiamo far capire che abbiamo delle radici, molto profonde e molto estese, e dimenticarsi di queste radici significa condannare l’albero a cadere. Guardare indietro e conoscere quello che è stato consente di avere un’identità più solida con cui affacciarsi al futuro, avendo la consapevolezza di chi siamo”, conclude la dirigente scolastica.
Del resto lo stesso Volta, attraverso le attività didattiche proposte che mettono sempre al centro lo studente, dimostra come passato e futuro possano coesistere in armonia (basti pensare al recente incontro tenutosi nel collegio con focus sull’intelligenza artificiale) e, anzi, sia necessario mantenere un ponte tra questi due universi temporali per formare adulti consapevoli di se stessi e preparati a ciò che li aspetta fuori dalle aule scolastiche.