Lago di Sartirana: quattro osservazioni del Comitato civico ambiente su zone, pesca, divieti, flora e fauna

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Il lago

Domani, venerdì 8 gennaio, la convocazione su Zoom della prima conferenza di valutazione

L’attenzione del Comitato Civico Ambiente su flora e fauna, divieti di accesso e zonizzazione: “La riserva non è il laghetto dove pescare e dove trascorrere del tempo con gli amici”

MERATE – Tante richieste per una gestione più efficace e monitorata della riserva del lago di Sartirana con un’attenzione particolare a flora e fauna, ai divieti di accesso e alla relativa cartellonistica, all’esercizio della pesca, nonché alla zonizzazione dell’area che ha portato, nel 2010, la suddivisione dell’area in zona A e zona B. E anche una speranza, ovvero che il Parco del Curone subentri il prima possibile come ente gestore al posto del Comune di Merate. E’ quanto ha messo nero su bianco il Comitato Civico Ambiente presentando delle osservazioni in merito al piano integrato della Riserva Naturale Lago di Sartirana. L’argomento verrà discusso domani, venerdì, in un primo appuntamento convocato sulla piattaforma digitale di Zoom contestualmente alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica comprensiva di Valutazione di Incidenza. Un appuntamento importante che vedrà riuniti, oltre ai rappresentanti del Comune di Merate e di quelli confinanti, numerosi enti, a partire da Arpa, Ats, Regione, Parco del Curone e Parco Adda Nord.

Elena Calogero, presidente del Comitato civico ambiente

L’associazione cittadina, capitanata da Elena Calogero, ha deciso di porre l’attenzione su diversi aspetti, tra cui quello della flora e della fauna, denunciando il taglio di numerosi alberi e la scomparsa di molte piante autoctone come i gigli di acqua. Un’analisi attenta e scrupolosa che parte dalla constatazione di quello che è un sentire comune, condiviso dalle ultime amministrazioni comunali, che equipara il lago di Sartirana a un “laghetto dove pescare e lo spazio verde dove trascorrere il tempo libero anche con i propri amici a quattro zampe o in sella ad una bicicletta tutti i giorni dell’anno” trascurando che in realtà sia un Sic, sito di interesse comunitario e come tale meritevole di più cure e attenzioni.

“Ricordiamo il nostro intervento ha portato alla cancellazione dal regolamento dell’accesso ai cani. Da allora siamo e continueremo ad essere un faro acceso sulla nostra perla naturale e non smetteremo di evidenziare tutte le lacune che ancora oggi sono alla base della gestione della Riserva”.

Da qui le richieste conclusive all’osservazione, già presentata in Comune: “Chiediamo che le valutazioni non partano da una fotografia del presente per stabilire le priorità del futuro. E che si applichino con urgenza i criteri di rimboscamento fino ad ora completamente disattesi, realizzando quinte arboree di piante autoctone inspessendo quelle già esistenti su tutto il territorio del sito. Non solo, ma eventuali tagli di alberi dovranno essere monitorati dall’ente gestore relazionando sempre la Regione, effettuando preliminarmente le opportune verifiche come le prove di stabilità attraverso sonar o naso elettronico. Da oltre dieci anni in Riserva si tagliano alberi senza adottare misure di compensazione. Gli unici nuovi alberi sono nati spontaneamente all’interno del canneto. Per il resto del perimetro non vi sono state piantumazioni. Gli ultimi abbattimenti sono avvenuti a dicembre 2020”.

Tra le richieste anche quella di effettuare la pulizia delle sponde e dei terreni interni alla riserva due volte all’anno senza l’ausilio di un trattore e solo su materiale abbandonato e vegetazione morta lasciando i rovi e il sottobosco intatti.

Per quanto riguarda i divieti in vigore e la cartellonistica didattica si chiede “l’applicazione urgente delle opportune misure fin qui disattese riportate nelle norme (applicazione di tutti i divieti, cartellonistica adeguata, vigilanza, sanzioni, formazione e informazione a tutta la cittadinanza)”.

Non meno importante la richiesta relativa alla zonizzazione della riserva con il focus sul grosso pericolo insito nella divisione delle due aree, individuate nel precedente piano di gestione del 2010 con la zona A di maggior tutela e la zona B. Chiara la richiesta: “Dall’analisi dei tagli degli alberi, dal sottobosco sparito, dal prato tagliato all’inglese della zona B è chiaro che la stessa sia stata gestita come fosse un giardino pubblico non tutelando né la flora né la fauna protette un tempo presenti e oramai quasi del tutto scomparse. La Zona B non può essere penalizzata “a minor tutela” sia per le normative sia per il fattore culturale che equipara la riserva a lago dove pescare e dove trascorrere tempo con gli amici”.

E proprio a proposito di pesca, il Comitato Civico Ambiente ha riscontrato diverse criticità, tra cui il mancato rispetto del divieto di accesso alla riserva nei mesi di aprile, maggio e giugno “con il risultato di alta attività di pesca proprio durante la riproduzione dei pesci”. Non solo, ma sono state introdotte specie ittiche non autoctone senza nessun controllo da parte dell’Ente Gestore e non sono stati neppure presi provvedimenti per vietare la pesca nel periodo di divieto di accesso alla riserva nonostante la moria di quasi tutta la presenza ittica della Riserva registrata a inizio agosto. “Nonostante l’eutrofizzazione delle acque della Riserva già da parecchi anni evidenziata da esperti nessun controllo viene effettuato sulla pasturazione del lago (vista l’affluenza almeno 10, 15 kg al giorno. Pescatori che frequentano da decenni il sito ci hanno detto che in loco non hanno mai avuto un controllo circa il loro tesseramento (licenza di pesca). Non solo, ma la pesca notturna con campeggio viene praticata così come quella nel canneto”. Da qui la richiesta di non delegare a entri terzi la gestione delle attività della pesca, acquisendo con atto notarile il diritto esclusivo di pesca.

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