Un anno fa, con il primo caso a Codogno, l’inizio dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese
Un ‘resoconto’ dell’anno di pandemia fino ad oggi e i fatti accaduti in provincia di Lecco
LECCO – Sera del 20 febbraio 2020, all’Ospedale di Codogno viene individuato il primo caso di Coronavirus in Lombardia. Si tratta di un 38enne del luogo, rientrato dalla Cina da pochi giorni. I sintomi sembrano quelli di una ‘normale’ polmonite ma ad un esame più approfondito e in seguito a tampone il paziente risulta positivo al Covid-19. La notizia verrà diramata solo l’indomani, il 21 febbraio, da Regione Lombardia.
Altre due persone, la moglie del paziente 1 e un amico, risultano positive, 250 persone vengono messe in quarantena. I comuni di Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo, nella bassa lodigiana, diventano ‘zona rossa’: gli abitanti hanno il divieto di lasciare il comune e di uscire di casa se non per urgenti motivi.
E’ l’inizio dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese, un’emergenza che dura da un anno esatto e che ha colpito in maniera particolarmente grave la Regione Lombardia. Qui il 23 febbraio 2020 il presidente Attilio Fontana prepara ed emette un’ordinanza urgente per il contenimento del virus. Sempre domenica 23 febbraio i sindaci sospendono le sfilate di Carnevale in programma a Oggiono, Garlate e Casatenovo, convinti di poterle recuperare a breve. Non sarà così.
In un clima di panico crescente tra la popolazione a Lecco come altrove inizia la corsa al supermercato, dove in poco tempo gli scaffali resteranno vuoti. A ruba pasta, riso, passata di pomodoro e lievito. In serata i sindaci dei Comuni della provincia si riuniranno nella sede decentrata della Regione per parlare delle misure drastiche, tra cui la chiusura delle scuole, che scatteranno l’indomani, lunedì 24 febbraio.
In tutta la Regione vengono chiuse le scuole e i luoghi di aggregazione. I contagi, quel giorno, in tutta Italia, sono oltre 130.
Il 26 febbraio viene registrato il primo contagio di un lecchese. E’ un 30enne di Cassago, dipendente della Snam, di rientro dalla zona del lodigiano dove avrebbe potuto contrarre il virus. Sono i giorni in cui il virus sembra arrivare solo da quella zona: l’attenzione è alta sugli studenti frequentanti l’istituto agrario di Codogno, dove sono state riscontrate diverse positività.
E sono anche i giorni in cui sembra o ci si illude che tutto possa risolversi in poco tempo o essere tenuto sotto controllo. Non sarà così.
Neanche due settimane dopo, l’11 marzo 2020, il premier Giuseppe Conte durante una conferenza stampa in diretta nazionale annuncia la ‘chiusura dell’Italia per Coronavirus’. Una misura estrema per contenere l’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova la tenuta degli ospedali, in particolare modo in Lombardia. La foto delle ambulanze in coda fuori dal Pronto Soccorso dell’ospedale Mandic di Merate farà il giro di tutto il mondo.
Il lockdown durerà fino ad aprile inoltrato. Mesi lunghi, caratterizzati dal via vai delle ambulanze lungo le strade deserte e silenziose, dai dati dei malati e dei decessi, regione per regione, provincia per provincia, puntualmente comunicati a fine giornata.
Le forze dell’ordine omaggiano gli sforzi di medici e infermieri, in trincea nella lotta al virus, con un inchino simbolico di fronte agli ospedali di Lecco e di Merate.
I mesi della speranza, della solidarietà, del motto ‘Andrà tutto bene’ dipinto dai bambini su fogli e lenzuola appesi fuori dalle case. Vi abbiamo chiesto, in quelle settimane, di condividere il vostro ‘lockdown’ con l’iniziativa ‘Io sto a casa’.
In tantissimi avete risposto, le vostre fotografie ci hanno fatto sentire tutti più vicini, seppur ‘a distanza’.
Tutte le amministrazioni comunali si attivano e mobilitano per dare una mano alle persone e alle famiglie colpite dal contagio attraverso la costituzione dei Coc, i centri operativi comunali, in cui i volontari della Protezione civile si trasformano in angeli tutto fare, portando spesso e volentieri spesa, farmaci e mascherine a domicilio delle persone in difficoltà.
Anche la Pasqua trascorre in quarantena: il Venerdì Santo la croce sfila tra le strade deserte di Lecco, portata tra le vie del centro dal prevosto mons. Davide Milani, per raggiungere i fedeli, che si affacciano da finestre e balconi per seguire la celebrazione. Da qualche tempo le messe sono tramesse in streaming su internet, sarà anche per la santa messa di Pasqua.
Il lockdown si protrae fino all’inizio di maggio: la Fase 2, annunciata dal Governo, comincia il 27 aprile con le prime timide riaperture che riguardano alcuni settori dell’industria.
La data che segna l’atteso ritorno alla normalità è il 18 maggio, con la riapertura, dopo negozi e altre attività, di bar e ristoranti. Una normalità parziale, segnata dall’utilizzo delle mascherine, sia al chiuso che all’aperto, dal distanziamento obbligatorio, dagli ingressi contingentati. E’ la normalità che segna i mesi estivi, durante i quali l’Italia ‘riapre’ anche agli spostamenti tra le Regioni, possibili dal 3 giugno.
Le vacanze diventano a km zero e le spiagge del nostro lago, da Abbadia a Colico, vengono prese d’assalto da turisti e villeggianti. Le amministrazioni comunali devono studiare il modo di garantire l’accesso facendo rispettare il distanziamento e le misure di prevenzione del contagio, ma la voglia di serenità e spensieratezza dopo i mesi bui del lockdown è tanta e non mancano disagi. Il Comune di Mandello prende la drastica decisione di chiudere l’accesso alla spiaggia pubblica, lasciando accessibile solo il lido con ingressi contingentati.
Nei salotti televisivi impazzano i dibattiti sul fatto che il virus sia sparito e intanto ci si prepara alla “prova del nove” di settembre con il ritorno a scuola di tutti gli alunni, dagli asili alle scuole superiori, dopo le prove generali rappresentate dai centri estivi, organizzati quasi esclusivamente dai Comuni, per ridare ai più giovani una parvenza di socialità.
Una sfida, quella del 14 settembre, fatta anche di investimenti e riorganizzazioni per strutturare gli spazi e gli ingressi scolastici a norma Covid. La situazione però regge per poco. Il 29 settembre in una materna di Calolzio viene registrato il primo caso di contagio a scuola nel Lecchese. E non resterà un episodio isolato.
I casi crescono di giorno in giorno e in molti puntano il dito sul sistema dei trasporti, inadeguato a garantire il rispetto delle distanze. Al Viganò la preside Manuela Campeggi decide di attivare la Dad per tutti per sanificare le aule. I suoi studenti non rientreranno più in classe per mesi visto che nel frattempo il presidente della Regione Attilio Fontana firma l’ordinanza che prevede lo stop delle lezioni in presenza per tutti gli studenti delle scuole superiori.
Anche fuori dalle scuole la situazione non va certo meglio. Il virus, quasi scomparso in estate, torna a minacciare e preoccupare in autunno. Dal mese di ottobre, infatti, un deciso rialzo del numero di contagi, preoccupante non solo in Lombardia ma in diverse altre regioni italiane, spinge il Governo a prendere nuovi provvedimenti per fronteggiare l’arrivo della temuta ‘seconda ondata’ dell’epidemia. A fine ottobre in Lombardia viene introdotto il coprifuoco dalle 23 alle 5.
Pochi giorni dopo il Governo firma un nuovo Dpcm che, oltre ad anticipare alle 22 l’inizio del coprifuoco, ‘divide’ le regioni in zone di rischio dove, a seconda dell’andamento epidemiologico, vengono applicate misure restrittive più o meno stringenti. E’ l’oramai noto schema ‘a colori’, tutt’oggi vigente in Italia: la Lombardia, nuovamente tra le regioni con il numero di contagi più alto, a novembre torna a rivivere un nuovo lockdown, seppur ‘mite’, in zona rossa. Per un allentamento delle misure restrittive bisogna attendere il mese di dicembre quando, prima di Natale, la regione passa in zona gialla.
Intanto ci si inizia anche a interrogare sulle conseguenze a lungo termine di un virus che non sembra voler mollare la presa, comportando l’estensione delle misure di contenimento. Si comincia a parlare di fatica da pandemia e anche nel reparto di Pediatria dell’ospedale Manzoni di Lecco si cominciano a intravedere gli effetti indiretti del virus su adolescenti e preadolescenti.
Il lavoro in ospedale è tanto. Oltre alla cura dei positivi, si cerca di andare avanti con l’ordinario e si prova a trovare cure per il virus. Si raccoglie plasma iperimmune nella speranza che possa risultare un’arma efficace di contrastato al Covid.
A novembre anche a Lecco entra in attività il primo il drive through per i tamponi rapidi destinati agli studenti e al personale scolastico; lo hanno allestito i militari dell’aeronautica nell’area parcheggio del Bione. Un secondo punto tamponi per gli studenti viene realizzato a Merate, nelle sale di villa Confalonieri. Altri drive through trovano spazio in altri paesi della provincia, gestiti dai comuni insieme ai medici di base.
Alle difficoltà legate al nuovo virus si aggiungono le problematiche legate al “vecchio” virus dell’influenza e alla necessità di vaccinare i soggetti più deboli. E’ stata quindi realizzata una campagna anti-influenzale eccezionale nelle misure: i comuni hanno messo a disposizione palestre, sale civiche, aule dei municipi, per poter vaccinare gli anziani garantendo allo stesso tempo spazi adeguati per il distanziamento. Al lavoro i medici di base con il supporto della protezione civile a gestire gli ingressi.
Una campagna vaccinale decisamente meno “eccezionale” per le tempistiche, segnate dai ritardi nelle dosi dei vaccini che hanno costretto i medici a rivedere i programmi di vaccinazione e i farmacisti a protestare il mancato arrivo dei vaccini nelle farmacie.
E se l’influenza stagionale sarà limitata nei casi quest’anno, grazie a mascherine e distanze, il Coronavirus continua invece a colpire.
La battaglia contro il Covid spinge il Governo a mantenere la linea ‘dura’ durante la delicata fase delle vacanze natalizie, segnate dal cosiddetto ‘Decreto Natale’: un pacchetto di misure studiate per contenere la diffusione del virus ed evitare una nuova, pesante, ricaduta della situazione epidemiologica, ad ora sotto controllo. Un Natale insolito e ‘casalingo’ per tanti italiani, impossibilitati a spostarsi dal proprio Comune nei giorni di ‘zona rossa’ e costretti a limitare gli incontri in famiglia.
Prima della fine dell’anno, una buona notizia: il 27 dicembre prende il via la campagna vaccinale contro il Coronavirus. Anche a Lecco i primi operatori sanitari ricevono il vaccino Pfizer, messo a punto dagli Stati Uniti e distribuito in tutta Europa.
Il piano vaccini prosegue poi a gennaio: mentre le regioni continuano a cambiare colore a seconda della situazione epidemiologica (non senza ‘intoppi’, come accaduto in Lombardia, classificata nuovamente ad alto rischio e collocata in zona rossa dopo le vacanze di Natale per via di un errore nella trasmissione dei dati), gli operatori sanitari, in prima linea contro il Covid, vengono man mano vaccinati nei presidi ospedalieri.
Si prova a ripartire anche con la scuola in presenza per tutti, studenti delle superiori comprese. La data della ripartenza, originariamente fissata per il 7 gennaio, slitta tra ordinanze regionali e classificazioni in zona rossa, al 25 gennaio. In cabina di regia la Prefettura a cui spetta il compito di coordinare le esigenze degli istituti con quelle delle società di trasporti potenziando le corse in modo da conciliarsi con gli ingressi e le uscite scaglionate. Nel frattempo si susseguono le iniziative degli studenti a Lecco e a Merate chiedono il ritorno in classe.
Per quanto riguarda i vaccini, al termine della ‘fase 1’ e ‘fase 1 bis’, dedicata agli operatori sanitari e agli ospiti delle Rsa, in Lombardia il 18 febbraio, a quasi un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si apre una seconda ed importante fase della campagna vaccinale, dedicata alla popolazione anziana over 80. Anche all’Ospedale Manzoni di Lecco e al Mandic di Merate vengono somministrate le prime dosi di vaccino agli anziani.
Un anno che si conclude con nuove preoccupazioni dovute ai ritardi sulle dosi di vaccini, alle varianti del virus con il loro elevato tasso di contagiosità. Nel mezzo, abbiamo assistito anche ad una crisi politica e ad un cambio di governo con la nomina di Mario Draghi a presidente del Consiglio e, qualche settimana prima, un cambio di assessore al Welfare in Regione con Giulio Gallera sostituito dall’ex sindaco di Milano Letizia Moratti.