Spunti di Vista. Lo “storico” rimbrotto della Maestra Ida Gallina ai genitori

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lettera penna

RUBRICA – Buongiorno carissime lettrici, carissimi lettori e carissimi tutti (confesso che al netto del dibattito sull’uso del maschile o del femminile mi viene l’ansia ogni volta che scrivo; lungi da me il pensiero di escludere qualcuno ma la stellina non me la vedrete usare… proprio non ci sto a scrivere bentrovat*, ma che roba è? Qualcosa che a mio avviso offende proprio tutti, e poi, dico, provate a pronunciarlo!!! comunque… chiudiamo la parentesi e torniamo al tema), lunedì gli studenti riprenderanno la scuola dopo le meritate vacanze estive e, finalmente, senza mascherina. Che gioia!

Tanto ci sarebbe da dire sulla scuola e oggi colgo l’occasione per rilanciare l’appello di un’insegnante, Ida Gallina, che nel lontanissimo 1903, dalle colonne de “Il Resegone” (storico giornale settimanale cattolico lecchese), dopo essere stata oggetto della maleducazione di alcuni ragazzini quattordicenni, esortò i genitori ad educare i propri ragazzi (appello quanto mai attuale poichè i figli, parafrasando il Barbiere di Siviglia “tutti li chiedono, tutti li vogliono”,  ma, dico io, pochi li educano – sento già il coro di rimostranze più o meno garbate che questa mia affermazione susciterà, ma non la cancello, la lascio).

La signora Ida (era una bella domenica di maggio, il 3 maggio 1903 per la precisione) passava tranquillamente “sulla strada che da Laorca conduce a Malavedo, quando, da una certa osteria, partì un sasso, che per miracolo non mi ferì gravemente. Risentita, domandai chi aveva commesso tale atto di vandalismo, e ahimè! Mi trovai dinanzi ad alcuni ragazzi dai 14 ai 15 anni che giocavano e bevevano (…). Vorrei rivolgermi alle Autorità locali per lamentare il fatto indecoroso, ma le stesse non possono sempre mettere il freno a certi adolescenti viziosi, guasti da una cattiva educazione, che, dopo le Sacre funzioni vanno all’osteria, e si prendono il barbaro piacere di insultare e di gettare sassi al passeggero tranquillo (mi piace osservare con voi come i ragazzini vengano definiti in modo “pesante”: adolescenti viziosi, guasti da una cattiva educazione, che si prendono un barbaro piacere… leggendo queste parole mi sono domandata se oggi sia ancora possibile dalle colonne di un giornale, soprattutto in campagna elettorale, ma non solo, asserire che certi gesti sono gesti di maleducazione senza suscitare un vespaio di polemiche da parte di uno o dell’altro schieramento a seconda del tasto che si va a toccare… Non si può più dire ai ragazzi, ad esempio, che l’abbigliamento va “tarato” in base al luogo in cui ci si trova e che a scuola non si va vestiti come in discoteca; apriti cielo! Ricordo che a 18 anni facevo parte dell’AVO, Associazione Volontari Ospedalieri, e c’era una regola, non si poteva entrare in corsia con lo smalto sulle unghie. Correva l’anno 1989. Ve l’immaginate un’associazione che oggi ponesse una regola del genere a quali pesantissime critiche verrebbe sottoposta? Non violiamo il diritto fondamentale e insindacabile di indossare lo smalto! Ma chiudiamo anche questa parentesi e andiamo avanti).

La signora maestra di cui sopra dice, in sostanza, una cosa interessante: mi rivolgerei alle Autorità ma non è che possiamo solo reprimere, dobbiamo anche educare, perchè prevenire è meglio che curare; e infatti, “con l’animo di educatrice e di insegnante” si rivolge ai genitori e dice loro: “perchè permettete che i vostri figliuoli di circa 15 anni, frequentino l’osteria dove si bestemmia, dove dalla bocca di certi avvinazzati, escono spesso discorsi che offendono la religione e la morale?”. La signora si preoccupa che i ragazzini frequentino luoghi dove si offende la morale; oggi qualcuno parla ancora coi ragazzi di “morale”? Noi genitori, gli insegnanti, i politici, i religiosi? Vabbè dai, tanto a cosa serve parlargli di morale? mica vanno all’osteria i nostri figli! Oggi i quattordicenni frequentano “spazi virtuali” e per incontrare gente non hanno nemmeno bisogno di uscire di casa e, per fortuna, in quegli spazi non si servono alcolici e non ci sono persone avvinazzate che offendono la religione e la morale ma, non so perché, una vocina dentro di me mi dice che la maestra Ida, con l’animo dolce di educatrice e di insegnante, si rivolgerebbe comunque a noi genitori e ci chiederebbe lo stesso: “perchè permettete che i vostri figliuoli frequentino certi “spazi”?”.

Giovanna Samà


 

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